«La manovra dipende dal voto» Su Monti la rabbia di Cgil e Pd

by Sergio Segio | 29 Gennaio 2013 7:16

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ROMA — Mario Monti auspica una «grande coalizione per le riforme», non esclude una nuova manovra finanziaria che, comunque, «dipenderà  dall’esito del voto» e, in ogni caso, non intende fare «la foglia di fico per politiche tradizionali, perché si può stare benissimo in Parlamento senza partecipare a una maggioranza». Intanto però, per attrarre gli elettori-contribuenti laddove sono più sensibili, il presidente del Consiglio in carica per gli affari correnti cala il suo jolly fiscale: «Abbiamo un piano per ridurre l’Imu nel 2013, Irap e Irpef dal 2014….».
E su queste linee programmatiche proposte dal leader della coalizione di centro si è subito aperta una polemica su tre fronti. Ha replicato Pier Luigi Bersani: «Lasciamo stare per favore la grande coalizione, per l’amor di Dio. E poi sono stanco di manovre, come tutti gli italiani». Ha accusato il segretario generale della Cgil, Susanna Camusso: «Quello di Monti appare un messaggio un po’ minaccioso perché non può sostenere che la manovra ci sarà  a seconda di chi vince le elezioni». Scalpita anche il Cavaliere, che parla di «rimonta spettacolare di oltre 10 punti in meno di un mese»: «Da Monti solo chiacchiere, perché mai gli italiani dovrebbero credere a questo signore che ha tassato tutto?». Sulle tasse, dunque, Silvio Berlusconi non si fa superare in quanto a tagli: «Noi la aboliremo mentre Monti fino a un mese fa giurava che se si toccava l’Imu si sarebbe dovuta arrivare a un’Imu doppia». Chiude il cerchio il segretario del Pd che cerca rifugio nell’ironia: «Ora le tasse sono calate di 30 miliardi tra quello che hanno detto Berlusconi e il nuovo Monti».
Imu, Irpef, Irap
A meno di 4 settimane dal voto, arriva la ricetta fiscale del professor Monti che in qualità  di capo della coalizione di centro inizia a mostrarsi più flessibile davanti agli italiani pur menando fendenti in particolare alla sua sinistra: «Nel ’94 votai Berlusconi. Tra Occhetto e un non ancora conosciuto Berlusconi, anche oggi voterei Berlusconi». Così, anche per Monti, si può ragionare di tagli al carico fiscale: «Non intendo fare promesse ma prendere impegni seri. Nel 2013, per l’Imu prevediamo di portare le detrazioni per la prima casa da 200 a 400 euro; il raddoppio delle detrazioni per figlio a carico da 50 a 100 euro per figlio, l’introduzione di una detrazione di 100 euro per gli anziani che vivono da soli». Totale: «Detrazioni fino a 800 euro» per complessivi «2,5 miliardi con una copertura che viene dalla riduzione della spesa corrente». Per l’Irap, la riduzione studiata da Monti parte dal 2014: «Via il monte salari dalla base imponibile» per complessivi «11,5 milardi di imposta in meno in 5 anni». Infine l’Irpef: «Vogliamo ridurla significativamente, con l’aumento delle detrazioni per i carichi familiari e la diminuzione delle aliquote a partire da quelle più basse». In totale il taglio dell’Irpef dovrebbe toccare quota 15 miliardi in 5 anni.
Bersani e il lavoro
Su questa ricetta, Stefano Fassina, responsabile economico del Pd, dice che «il tecnico Monti ha imparato presto la tecnica della propaganda». Poi Bersani cerca di smarcarsi rilanciando il tema della crescita: «Nel 2013 bisogna certo pensare ad un abbassamento del carico fiscale a vantaggio di lavoratori e pensionati e di chi investe per dare lavoro. Ma non è solo Fisco: credo che serva subito rileggere il patto di Stabilità  e mettere in moto un piano per le piccole opere, per dare un po’ di lavoro». E anche il Pdl, con Mariastella Gelmini, boccia il centro: «Sulle tasse Monti rinnega Monti. Perché non si chiede da dove prende quei soldi». Per Antonio Ingroia (Rivoluzione civile), «Monti promette ciò che non ha fatto al governo».
Confronto a 6 in tv?
Tra i temi della campagna elettorale, si fa avanti anche quello del confronto in tv fra i leader delle coalizioni e dei partiti. In principio, i tre poli hanno ragionato su un «girone all’italiana» (duelli tv separati) e su un eventuale «match a tre» (Monti, Bersani, Berlusconi). Anche se poi il segretario del Pd ha detto di accettare la sfida solo dal suo «pari grado»: «Berlusconi è il candidato premier o no? O è Alfano? Io prendo tutti e due», dice Bersani che a questo punto azzarda: «Pronto a confronto in tv con tutti i candidati, tutti o nessuno». Ma questo significherebbe quantomeno un confronto a 6 (Berlusconi, Monti, Bersani, Ingroia, Grillo, Giannino) per il quale in pole position ci sarebbe SkyTg24. Ammesso che il comico genovese accetti questo tipo di ritorno in tv, Paolo Bonaiuti (portavoce di Berlusconi) appare rassegnato: «Bersani vuole buttare la palla in tribuna perché ha paura del confronto in tv con Berlusconi».
Dino Martirano

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