«Il Pd silura i Radicali che denunciarono Fiorito»

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E proprio il caso Lazio è quello che sta destando, anche su Twitter, maggiore scalpore. Nicola Zingaretti, candidato del Pd per le Regionali, ha chiesto alla maggioranza che lo sostiene di non ricandidare i consiglieri uscenti, dopo lo scandalo dello sperpero dei fondi pubblici che ha travolto Pdl e Idv, ma ha comunque intaccato anche l’immagine degli altri gruppi. Sono quindi rimasti fuori dalle liste che sostengono Zingaretti anche Giuseppe Rossodivita e Rocco Berardo, i due consiglieri regionali uscenti che proprio con le loro denunce avevano fatto emergere il caso-Fiorito e tutti gli sprechi dei fondi pubblici.
Un gruppo di esponenti del Pd è stato però ricollocato, anzi promosso: Bruno Astorre, Carlo Lucherini, Claudio Moscardelli, Daniela Valentini e Francesco Scalia, non potendo correre per la Pisana, si presentano al Senato, mentre Marco Di Stefano è candidato alla Camera e Esterino Montino sarà  candidato sindaco a Fiumicino. «È una situazione vergognosa, lasciano fuori gli unici che avevano denunciato gli sprechi e gli altri li premiano mandandoli in Parlamento» hanno denunciato i Radicali. «Ma noi riproporremo Rossodivita e Berardo» ha promesso Pannella.


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Fini: allibito da Tremonti. Confindustria: misure ancora confuse. La Cgil attacca. Casini: “Errore clamoroso aver tolto l’Ici” Camusso: “Uno schiaffo ai giovani” 

I vitalizi scandalosi e nascosti nelle Regioni

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Come Achille piè veloce, che nel paradosso di Zenone di Elea rincorre la tartaruga senza riuscire mai a raggiungerla, l’operaio Ernesto Vernacchia insegue da anni la pensione e quella via via si allontana. Immaginate la sua rabbia: e i diritti acquisiti? Risposta dello Stato: è il destino, si metta l’animo in pace. Va da sé che questo vale per i comuni mortali. Per «loro» no.

Le sconfitte elettorali e la politica immobile

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Continuare come se nulla fosse successo nel frattempo, come se il crollo di fiducia nella politica della destra non ci sia stato, come se la sconfitta di Milano, che prima del 15 maggio sembrava impensabile al premier, sia stata un fatto assolutamente irrilevante. Come se la grande disobbedienza del 12 e 13 giugno sia capitata in un altro paese. Tutto ciò che prima sembrava determinante, una volta avvenuto é stato rubricato in fretta nel capitolo della cronaca antica. Siccome i cittadini non hanno votato a elezioni politiche, essi non hanno espresso alcun giudizio su questa maggioranza di governo quando hanno votato a favore di coalizioni di centro-sinistra e quando hanno detto No all’insistente suggerimento di Berlusconi di non andare a votare ai referendum.

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