Le adozioni omosessuali «fanno crescere gay» È bufera su La Russa
ROMA — Non è la prima volta che Ignazio La Russa inciampa sulla delicatissima questione delle adozioni omosessuali. A maggio l’ex ministro scatenò un putiferio argomentando che un bambino con due genitori dello stesso sesso «avrebbe un popò e un papà ». E ieri ha espresso un nuovo concetto in materia: «Crescere con due papà è prima di tutto una induzione ingiustificata a crescere gay. Può farlo, ma deve essere una scelta del bambino». E meno male che, in premessa, La Russa si era detto «contrarissimo alle discriminazioni sessuali».
Le associazioni che difendono i diritti dei gay hanno reagito con forza, denunciando l’omofobia e la scarsa conoscenza della questione da parte dell’esponente della destra. «Siamo davvero stanchi di essere giudicati da rottami politici che, dopo decenni di palazzo, hanno perso ogni contatto con la realtà — è la reazione di Andrea Maccarone, presidente del Circolo Mario Mieli — Le parole di La Russa tradiscono la sua profonda omofobia e una abissale ignoranza sul tema».
L’esponente della destra parla al mattino presto davanti alle telecamere di KlausCondicio e, un paio d’ore dopo, incrocia alla Camera l’onorevole Anna Paola Concia, del Pd: «Non voglio nemmeno sprecare il fiato per replicare alle cose abominevoli che hai detto, Ignazio». Lui finge stupore: «Perché, che avrò detto mai?». La Concia, lesbica dichiarata, tenta di spiegargli che «gli omosessuali sono tutti figli di coppie etero» e che l’orientamento dei genitori non condiziona quello dei figli. Ma La Russa insiste: «Non dirmi che non saresti più contenta se tuo figlio fosse gay».
La deputata del Pd è indignata, racconta di aver redatto negli anni un lungo elenco di «nefandezze sugli omosessuali pronunciate da parlamentari, sindaci e assessori». E lamenta che «solo in Italia chi ha un ruolo nelle istituzioni può pronunciare volgarità e parole di disprezzo verso altri esseri umani, senza essere censurato». In effetti non si può dire che le affermazioni di La Russa abbiano suscitato grandi reazioni da parte del mondo politico. Il solo candidato che si è preso la briga di criticare a caldo (e pubblicamente) «i vaneggiamenti di La Russa» è Manuela Palermi del Pdci. La candidata di Rivoluzione civile ha stigmatizzato come in campagna elettorale, pur di raccogliere qualche miserabile voto, si ricorra spesso a «omofobia, crudeltà , bigottismo».
Un anno fa Romano La Russa, assessore in Lombardia, affermava che «i gay sono malati e possono curarsi». E adesso il fratello Ignazio sostiene che il diritto naturale e la Costituzione italiana portano «a una coppia formata da un uomo e da una donna». Non si può «imporre» a un bambino di avere due genitori dello stesso sesso e «non ci sono molti esempi di coppie gay che allevano benissimo un figlio o una figlia». O almeno lui non li ha visti, se non al cinema: «È anche una menomazione, una limitazione del diritto dei bambini di poter godere dell’affetto di persone di sesso diverso».
Se La Russa dice no all’adozione è anche perché «tante lesbiche, grazie alla fecondazione, fanno un bambino all’estero e poi tornano in Italia, aggirando la legge. Con una coppia gay come genitori cresce comunque un innocente, incolpevole bambino, che magari vorrebbe avere un papà e una mamma e non due mamme».
La giornata di Ignazio Benito Maria non finisce qui. L’ex ministro, sollecitato da Klaus Davi, si è esercitato anche sul sex appeal del premier. «Una cattiveria su Monti? È sexy per i gay. Se qualcuno dice che ho sex appeal io, figurati se non può averlo perfino Monti». Eppure, a quanto racconta, lui di sex appeal ne ha da vendere. Dice di aver rifiutato «un sacco di volte» la corte di un uomo e rivela: «Uno stilista mio amico mi dice sempre che mi ama. E io gli rispondo, “hai il gusto dell’orrido?».
Monica Guerzoni
Related Articles
Meno liberali più laburisti
Il Veltroni che aprì la campagna per le politiche del 2008 al Lingotto ha rappresentato il momento in cui il liberalsocialismo italiano è sembrato darsi le ali per volare. Fino ad allora era vissuto per lo più sul contributo di singoli studiosi estremamente versati nel produrre spunti e idee. Ora la notizia che lo stesso Veltroni, insieme a Sergio Chiamparino, ha tolto la firma dal documento di Pietro Ichino che sarà presentato alla Conferenza del Lavoro in corso a Genova è un episodio illuminante.
Attacco alle larghe intese Il ritorno in campo di Renzi
E chiude sulla «trattativa» per la decadenza
Cade il muro del Pd, 5 Stelle sotto la Mole
Torino. Chiara Appendino conquista il capoluogo e dopo 23 anni mette fine al dominio dem. Si avvera così la seconda profezia di Piero Fassino