«Contro chi combatte il premier? Non faccia favori al Cavaliere»
ROMA — Bersani sente di avere la vittoria in tasca e gioca alla «lepre» che scappa. Ma poiché il rischio di non agguantare il successo pieno a Palazzo Madama è concreto, il segretario attacca. La scelta di Monti di piazzare al Senato in Lombardia il candidato governatore, Gabriele Albertini, è molto insidiosa per i democratici e il segretario prova a stopparla: «A me va bene tutto, purché queste mosse non aiutino a togliere le castagne dal fuoco a Berlusconi e alla Lega. Se accadesse non andrebbe bene e lo dovrebbero spiegare, vorrei capire da Monti contro chi combatte».
Da che parte sta, il Professore? Bersani vuole stanarlo, perché sia chiaro che non sarà il capo del governo a vincere le elezioni, ma il Pd. E mentre cambia passo e inasprisce i toni, il segretario formalizza anzitempo l’apertura a Monti, Casini e Fini. «Se vinceremo chiederemo ai montiani di sostenere il governo Bersani», tasta il terreno il vicesegretario Enrico Letta. E Bersani ci mette il timbro: «Confermo, sì. Io da tre anni dico che intendo lavorare per un governo dei progressisti e per un’intesa con le forze democratiche e europeiste che siano ostative nei confronti di un revival berlusconiano, leghista e populista». E se Gianfranco Fini si affretta a smentire l’ipotesi di un’alleanza con il centrosinistra, Bersani ostenta indifferenza: «Io sto parlando di Monti, poi è un problema di Monti vedere come fare con Fini e Casini…».
Le parole del segretario democratico a Sky Tg24 provocano la reazione infastidita del Pdl, con Angelino Alfano che su Twitter parla di Monti come della «stampella di Bersani». Ma l’allarme è alto anche a sinistra, dove si è letto con preoccupazione il sondaggio Ipsos pubblicato dal Sole 24 ore, che mostra come — se l’alleanza di centrosinistra dovesse perdere al Senato due o tre regioni tra Lombardia, Veneto, Campania e Sicilia — a Bersani potrebbe venir voglia di sostituire Vendola con Monti. I militanti di Sel sono in agitazione e, tra le righe dei social network, assediano il leader: c’è chi teme di finire «a braccetto con fascisti, banchieri e democristiani» e chi prefigura la rottura con il Pd per una alleanza con la «Rivoluzione civile» di Antonio Ingroia.
Tra Ingroia e Monti, Letta sceglie il secondo e rimanda il dialogo con il movimento arancione: «Il nostro primo interlocutore sarà la lista Monti, dopo guarderemo al risultato in Parlamento e valuteremo le scelte da fare sulle alleanze». Ma certo non sarà facile per Bersani tenere assieme tutto, i moderati e i «rivoluzionari» della sinistra radicale. Tanto più che da ogni parte continuano a mettergli in conto il patto con Vendola. Non è vero che Franà§ois Hollande ha fatto un endorsement a Mario Monti? «Io so solo quello che Hollande ha detto a me — replica Bersani punto sul vivo — Non ho alcun dubbio sul suo sostegno».
Il leader del Pd è in netto vantaggio, ma la questione del Senato lo preoccupa non poco. È chiaro ormai che il Professore punti a impedire una vittoria netta del centrosinistra a Palazzo Madama, Bersani lo sa bene e quasi se la prende con chi lo intervista: «Sono illazioni… Ma questa domanda la faccia a Monti, sono curioso di saperlo anch’io».
Intanto il segretario si prepara ai duelli tv e non si sottrae all’incontro a tre su Sky: «Io vado ovunque! Vedere una rimpatriata con Berlusconi e Monti…». La campagna elettorale Bersani la farà girando l’Italia e sempre restando alle «cose essenziali», che per lui sono moralità e lavoro.
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