Lavoro e figli, il futuro fa paura “Italiani preda dell’insicurezza”

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ROMA – Un Paese col fiato sospeso, paralizzato dalla paura del domani. Il “grande mostro” è la crisi economica, che allarma il 79% degli italiani: uno su due è terrorizzato dalla perdita del lavoro e ancor più sono quelli angosciati per il futuro dei figli. La criminalità  continua a far paura, ma nella classifica delle ansie la new entry è un’altra: l’insicurezza politica. Per la metà  degli italiani il risultato delle elezioni rischia infatti di aggravare la crisi. E la tv? Le paure telecomandate si allineano a quelle reali del Paese, in un balletto tra notizie criminali ed economiche.
A fotografare le nostre ansie è il sesto rapporto dell’Osservatorio europeo sulla sicurezza, realizzato da Demos&Pi e Osservatorio di Pavia per Fondazione Unipolis. Negli ultimi cinque anni a crescere di più nella graduatoria delle paure è la crisi economica: preoccupa il 79% degli italiani, sei punti in più di un anno fa. La perdita del lavoro angoscia il 58% dei cittadini. Otto su dieci sostengono che le distanze fra chi ha troppo e chi ha troppo poco, negli ultimi 10 anni, sono aumentate. Anche la paura della criminalità  torna a salire negli ultimi due anni: allarma il 50% degli italiani, con una persona su tre che teme di essere vittima di un furto in casa. Cresce pure la preoccupazione per la criminalità  organizzata (oltre la soglia del 50%). Record per l’insicurezza globale, alimentata soprattutto dal timore per la “distruzione dell’ambiente”: coinvolge oltre l’82% dei cittadini. E ancora: cresce l’ansia per il futuro dei figli (oltre il 60%, 20% in più rispetto al 2009). Ma la nuova paura è l’insicurezza di tipo politico: il 52% degli italiani teme gli effetti delle prossime elezioni sulla credibilità  internazionale dell’Italia.
Gli insicuri “assoluti” (quelli allarmati in ogni ambito) sono ormai il 41% degli italiani: «L’insicurezza è divenuta un elemento comune della nostra vita quotidiana – spiega il direttore del rapporto, Ilvo Diamanti – ormai non si tratta più di un disagio definito, a cui riusciamo a dare un nome, una provenienza. È invece un male oscuro che si insinua tra le pieghe della società  e ne contamina zone fino a ieri immuni». L’insicurezza economica cresce anche tra i ceti medi un tempo meno esposti e dipende da fattori esterni spesso incomprensibili, «descritti da sigle ignote ai più: Fmi, Bce, S&P e il famigerato Spread».
Quanto alla rappresentazione televisiva, nonostante permanga la “passione criminale” di alcuni tg (Tg4 in testa), la crisi economica conquista finalmente la centralità . «Tuttavia – precisa Diamanti – la logica della comunicazione tende a produrre “sciami informativi”, caratterizzati da grandi ondate cui segue, improvvisa, la risacca. Così è stato per i suicidi degli imprenditori, di cui non si parla quasi più dopo l’estate. Così è per il femminicidio, che sembra essere rallentato da un mese a questa parte». Su tutto si è imposta una nuova paura: l’instabilità  politica, che rischia di oscurare sui media tutte le altre.


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