L’Ungheria contro gli scrittori dissidenti “Screditano il Paese, via la cittadinanza”

by Sergio Segio | 31 Gennaio 2013 8:36

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BERLINO – Per essere veri patrioti occorre fedeltà  alla patria, al confronto il talento non vale nulla. Se non ci stai, rischi di perdere la cittadinanza. Minacce impossibili in Europa? Errore, è il nuovo credo nella politica culturale del governo di destra nazionalpopulista euroscettico di Viktor Orbà n. Lui di persona, l’autocrate, non si pronuncia. Ma lascia parlare i suoi turiferari. «Dovremmo pensare a una revoca spirituale della cittadinanza per scrittori come Gyorgy Konrà d, Péter Esterhà zy o Imre Kertész», ha detto Adam Medveczky, dirigente dell’accademia un tempo prestigiosa. Parliamo dei tre massimi scrittori magiari viventi, Kertész Nobel 2002 della letteratura. Strappare la patria ai letterati: lo fece Hitler con Mann e Brecht.
«Sono parole di pochi estremisti, ma il governo non li sconfessa. Il pericolo più serio è perdere al consenso sui valori liberal i giovani, esposti a informazione e propaganda ufficiali», dice Péter Esterhà zy, che aggiunge: «L’Europa non farebbe male a farsi sentire, ma tocca a noi lottare».
«Chi è nato come ungherese, ma all’estero insulta e danneggia l’Ungheria, non può essere considerato ungherese”, ha insistito Medveczky. Rafforzato da dichiarazioni del presidente dell’Accademia delle belle arti ungherese (Mma), Gyorgy Fekete: «Nessun membro della nostra accademia può permettersi d’ignorare la sensazione dell’appartenenza genetica alla nazione». Nemmeno sotto il comunismo gli intellettuali venivano minacciati in modo così brutale.
Tragedia ungherese, ancora un atto. Non è bastato a Orbà n riscrivere in senso autoritario e nazionalista la Costituzione, né epurare funzione pubblica, ministeri, magistratura, né istituire la Nmhh, l’autorità -grande fratello di controllo sui media. E va ogni giorno più avanti, scommettendo sui silenzi colpevoli dell’Unione europea. «Non appoggeremo più opere non patriottiche», ha detto Fekete. Statue dell’ex dittatore fascistoide e alleato di Hitler, Miklos Horthy, erette ovunque, libri antisemiti suggeriti dal governo come testi obbligatori a scuola, consegna della Nmhh ai giornalisti a esaltare in ogni articolo “l’identità  nazionale”.
L’Ungheria membro di Ue e Nato, che mendica a Ue e Fmi crediti per non finire come Atene, spara a zero sui valori comuni europei. I perdenti non sono solo i valori costitutivi dell’Europa: gli estremisti neonazi e negazionisti di Jobbik (terza forza in Parlamento) si vedono il terreno dei consensi strappato dall’abile demagogia di Orbà n. Nazionalismo, retorica etnica, riabilitazione di Horthy, lavoro obbligatorio in uniforme arancione in stile Guantanamo per i rom. Orbà n cerca sempre più consensi rubando i temi e le soluzioni alla destra più radicale. Fino alle proposte di togliere la cittadinanza ai massimi scrittori, appunto. E l’Europa, su Budapest tace.

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