L’alleanza con Storace spacca i Radicali sì di Pannella, ma arriva l’alt della Bonino

by Sergio Segio | 18 Gennaio 2013 6:38

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ROMA â€” Non è solo un altro scontro politico tra «la principessa », come Pannella chiama Emma Bonino, e il suo miglior amico, come lei chiama lui. Perché questa, dicono nel partito, «Emma non può proprio mandarla giù». I Radicali che si apparentano con
Storace nel Lazio. I difensori di diritti come divorzio, aborto, procreazione assistita, eutanasia, che corrono al fianco di colui che più di ogni altro nel panorama politico italiano incarna il motto «Dio, patria e famiglia». I disvelatori del marcio della Pisana (i rimborsi faraonici, i Fiorito che li gestivano nella più totale opacità ), pronti a correre accanto a chi è rimasto al fianco della governatrice Polverini fino all’ultimo.
Ma non è un paradosso, quello che ieri Marco Pannella ha offerto al suo partito. È una proposta politica concreta e di rottura totale con il centrosinistra, colpevole di aver marginalizzato la pattuglia radicale in Parlamento, di non averla neanche consultata per la campagna elettorale, e in ultimo, di aver detto no – attraverso il candidato Nicola Zingaretti alla ricandidatura di Rocco Berardo e Giuseppe Rossodivita, i due consiglieri che per primi hanno denunciato lo scandalo dei rimborsi ai gruppi regionali. La risposta di Emma Bonino è stata «No, con La destra di Storace non si può». È stata candidata alla Regione Lazio nel 2010, ha studiato le carte, come fa prima di ogni avventura, e per questo – più degli altri – sa di cosa si sta parlando in quella stanzetta di via di Torre Argentina. Dalla sua parte sono il segretario Mario Staderini, il deputato Matteo Mecacci, Marco Cappato. Mentre con Pannella ci sono Rita Bernardini e Maurizio Turco.
La notizia dello scontro filtra. Il partito erge un muro. La tensione è alta, come quando – a febbraio 2011- Pannella voleva aprire a un Berlusconi a caccia di fiducie.
«Vediamo cosa ci offre», diceva lui. «Non mi fido», ribatteva lei. Come quando, a ottobre di quell’anno, una pattuglia radicale andò a cena dal Cavaliere. E lei non c’era. Dice Francesco Storace: «Io vedo un mondo in cui faccio il presidente della Regione, i Radicali entrano nella mia maggioranza e mi fanno opposizione controllando chi governa». Maurizio Turco è per il sì: «Storace non chiede nulla, non pone veti, come invece ha sempre fatto il Pd. Nel 2008 non hanno voluto Pannella, e noi abbiamo accettato perché pensavamo fosse importante entrare in Parlamento. Ma tra il Pd di Veltroni e questo c’è un abisso. In Parlamento negli ultimi tempi non salutavano nessuno. Siamo stati espulsi umanamente, oltre che politicamente». Matteo Mecacci è d’accordo sul fatto che la questione sia nazionale, in disaccordo sul resto: «Dopo anni di opposizione al centrodestra, un’alleanza di questo tipo non mi sembra giustificata. Tanto più che in Regione dall’apparentamento si guadagna poco, solo un abbassamento del quorum». Come la Bonino, come Staderini, il deputato pensa che sia «politicamente più opportuno che i Radicali provino a esserci in quanto tali». Il 1994 è lontano. L’alleanza con Silvio Berlusconi sembrava roba da archeologia politica. In molti, da quelle parti, vorrebbero restasse tale.

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