by Sergio Segio | 12 Gennaio 2013 7:05
MILANO — Ci sono tanti modi per dirsi addio. Quello scelto da Roberto Formigoni, principale sponsor di Gabriele Albertini per le regionali lombarde, lascia l’amaro in bocca non solo all’ex sindaco di Milano ma anche a molti degli esponenti formigoniani che avevano creduto fino in fondo all’operazione.
Formigoni scioglie la riserva. Nessuna sorpresa. Ritira il suo appoggio ad Albertini, sta con il Pdl e di conseguenza — anche se il Celeste prende le debite distanze — con Roberto Maroni, segretario di quella Lega 2.0 che ha portato al crollo della sua giunta al Pirellone. «Il Pdl ha sottoscritto un’alleanza con la Lega che prevede che, in caso di vittoria, il presidente della Regione sarà Maroni, ma la nostra battaglia è per il Pdl e i suoi candidati». Frasi difficili da comprendere.
Andiamo avanti. Formigoni sarà candidato al Senato del Pdl? Magari al posto che Berlusconi aveva promesso a Gabriele Albertini in cambio del suo ritiro? «A questa domanda non c’è ancora una risposta», replica Formigoni. Salvo aggiungere piccato a chi gli chiedeva se il posto al Senato gli avrebbe garantito l’immunità rispetto alle inchieste in corso: «Non ho bisogno di nessuna immunità . Non ho nulla da temere perché so perfettamente quello che ho fatto e quello che non ho fatto. Ove decidessi di accettare una candidatura al Parlamento, non sarebbe questo il motivo».
Però non chiamatela «retromarcia, «giravolta» o «tradimento» esorta il governatore uscente. «Abbiamo perso una battaglia politica all’interno del Pdl — dice Formigoni attorniato dai suoi fedelissimi — Ma non c’erano più le condizioni iniziali». L’obiettivo, secondo il Governatore, era quello di mantenere l’alleanza Pdl-Lega (e che lui non ha mai pensato di uscire dall’orbita del Pdl, nonostante l’ipotesi smentita di una Lista al Senato collegata con quella di Albertini a cui Monti ha detto no) ma con un candidato presidente moderato del Pdl, Albertini appunto. «Poi le condizioni sono cambiate nel momento in cui Lega e Pdl hanno firmato l’accordo per Maroni candidato». «A quel punto abbiamo capito che Albertini aveva perso ogni possibilità di vittoria e ci siamo accorti di avere in mano la golden share per far vincere il centrosinistra e questo non ci interessa perché il centrosinistra avrebbe raso al suolo quello che avevamo fatto di buono in 17 anni». Aggiunge che il candidato civico Albertini «si è trasformato in «un’iperpolitico» al servizio del «professore Giravolta Monti».
La replica di Albertini mantiene il solito aplomb: «Deluso da Formigoni? No, conoscendo il genere di politico di professione l’ho accettato come un derivato di un certo stile di comportamento. Noi non abbiamo cambiato direzione, lui sì». Ma aggiunge con un pizzico di malizia: «Il gruppo di Formigoni è compatto? Forse i generali a 3 stelle, ma se si va a chiedere agli attivisti e alle persone più vicine ai cittadini, questi non sono poi così compatti». I mal di pancia dei «formigoniani» ci sono. Difficile convincerli a votare Maroni.
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