La solitudine di Luigi De Magistris nel polo Ingroia

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Consegue che: ti accompagno fino al voto, mi impegno nella campagna elettorale per ottenere il più possibile, aprire al Pd ed evitare che il Pd apra a Monti, ma dopo ‘mi riprendo la scena’. Avendo capito che la variopinta squadra creata intorno al candidato premier non fa per lui, De Magistris riorganizza le sue truppe, già  da ora. Obiettivo: una convention a fine marzo che serva a rilanciare gli arancioni, staccarli dal resto della ciurma Ingroia, riorganizzare i meccanismi di rappresentanza interna.

Una rottura pre-voto? Poco ci manca. Il sindaco è parecchio arrabbiato per il metodo di composizione delle liste, i veti dei partiti che hanno pesato fino a escludere candidature cui De Magistris teneva particolarmente. A scorrere i nomi ormai depositati al Viminale, si vede che addirittura manca quello di Anna Falcone, avvocato calabrese e componente del consiglio di amministrazione della società  Bagnoli Futura, data per certa solo due giorni fa. Falcone è una delle personalità  indicate dal primo cittadino partenopeo. Avrebbe dovuto essere candidata in Calabria, al terzo posto dopo Gabriella Stramaccioni di Libera (capolista è Ingroia, ma lo è ovunque e non opterà  per l’elezione in Calabria). E invece no: in quel terzo posto c’è Roberto Soffritti, tesoriere del Partito dei Comunisti Italiani, ex sindaco di Ferrara, il ‘Duca rosso’, com’è soprannominato, scrive ‘il manifesto’ riportando delle proteste in Calabria per la sua candidatura. Il Mattino di Napoli oggi ricostruisce le altre grandi assenze in lista che avrebbero fatto infuriare De Magistris: dall’economista e fondatore dell’associazione ‘A sud’, Giuseppe De Marzo a Mimmo Talarico, consigliere regionale dell’Idv della Calabria. Lo staff del sindaco non conferma nomi, ma la questione c’è: è stata sacrificata la società  civile.

Dunque De Magistris si mette in proprio, diciamo così. Pare che dell’operazione di rilancio del suo movimento arancione non faccia parte nemmeno il sindaco di Palermo Leoluca Orlando. Tutta società  civile, è il dictat. Con Ingroia non è detto che il rapporto si logori definitivamente. Dipende da come andrà  alle elezioni. E poi è anche vero che, seppure il primo cittadino rimprovera all’ex pm una mancanza di polso con i partiti, per come la vede De Magistris, il problema maggiore di Rivoluzione civile sono i partiti stessi, particolarmente quelli più lontani dalle ipotesi di dialogo post-voto con il Pd. In questo senso, Antonio Di Pietro dovrebbe avere la carte in regola, ma lui la desistenza voleva farla sin dall’inizio e per il sindaco non andava bene cedere subito. E poi con Di Pietro i rapporti sono irrecuperabili da tempo. Anzi proprio facendo riferimento alla storia di Luigi nell’Idv, a Napoli c’è chi conclude che alla fine tutta questa insofferenza del sindaco sia dovuta anche a una certa sua incapacità  di fare il numero due: ieri con Di Pietro, appunto, oggi con Ingroia. Si vedrà . Di certo, De Magistris ha messo al lavoro i suoi: oltre l’orizzonte di Rivoluzione civile.


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