LA SFIDA CHE CI ATTENDE
Il primo costituito dalla caduta nel discredito del potente partito del Cavaliere e della Lega; dall’avvento e dall’azione del governo tecnico sostenuto da una «strana maggioranza»; dal grande balzo in avanti del comico Grillo; dal riarmo di un Pd fattosi via via più fiducioso nel proprio destino. Il secondo rappresentato dalla crisi del governo Monti; dallo sbandamento del Pdl cui ha fatto seguito l’ultima chiamata dei reduci della Repubblica di Arcore ad opera del loro riemerso duce voltosi sia contro i «nuovi democristiani» sia contro i «vecchi comunisti»; dagli amletici dilemmi della Lega; dalle ambizioni di un Centro montiano alla ricerca del proprio volto; dagli interrogativi che travagliano un Pd chiamato a far fronte ad una irruzione in campo del Professore che ne scombina non poco la strategia; dallo slancio divenuto meno trionfale del Movimento Cinque Stelle; e dal farsi avanti dell’ancora indefinita pattuglia corsara degli «arancione». Tutto è dunque in forte movimento e gli italiani saranno presto chiamati a dire la loro «verità » su quel che vogliono e su chi vogliono alla guida del paese. Ma i partiti politici saranno in grado di consentire gli elettori di compiere le loro scelte nella chiarezza?
Il Professore per parte sua chiarezza ha infine fatto nel duplice senso che si è candidato alla guida del governo e ha messo nero su bianco il proprio programma. Sennonché per tutto il resto, mentre il tempo stringe, troppe cose restano incerte, ambigue. Non si sa se la Lega vorrà allearsi con i berlusconiani; quale profilo saprà darsi il Centro montiano, quale sarà la consistenza e il peso dei «transfughi» dagli altri partiti intesi a raggiungerne la sponda e con quali forze esso sia disposto a condividere eventualmente la partnership; a chi il centro-sinistra – nel quale Bersani si trova dinanzi a uno scenario molto diverso da quello che avrebbe preferito e a dover venire a capo delle non facilmente componibili tensioni tra i Letta, i Renzi, i Morando, i Fioroni, i Fassina, i Vendola – rivolgerà a sua volta le proprie offerte in vista del governo del paese, a meno di un assai improbabile sfondamento. Non si sa inoltre quale dimensione potrà assumere il fronte della protesta astensionista.
Quelle di febbraio saranno «elezioni verità » in tutti i sensi: per i partiti certo, ma lo saranno altrettanto per la società detta civile, chiamata a mostrare in quale grado essa sia effettivamente civile. Quanto consenso gli elettori rinnoveranno a un Cavaliere deciso a cavalcare populismo e demagogia, che ha rivelato ormai senza velo alcuno urbi et orbi di quale pasta adulterata sia fatta la «Libertà » iscritta nella sua bandiera? Quale il consenso ad una Lega che ha saputo imparare tutte le peggiori pratiche della verbalmente odiata «Roma ladrona»? Quale il consenso alla neonata formazione del sanguigno La Russa e dei suoi «fratelli»? Quale il consenso alle varie forze che in Parlamento hanno mostrato una vergognosa energia nella lotta per impedire che venissero approvate norme realmente incisive contro la dilagante corruzione, una nuova legge elettorale, la riduzione dei finanziamenti ai saccheggiatori del denaro pubblico, il ridimensionamento del numero dei parlamentari e, se non l’abolizione, almeno l’accorpamento delle province?
Su questi e altri importanti temi le carte in tavola sono leggibili da tutti. Nessuno può più accampare a scusante di non sapere o di non aver capito. Da ciò il fatto che le imminenti elezioni dimostreranno senza equivoci possibili il grado di maturità del popolo italiano. La crisi economica che attanaglia il paese è assai pesante e lo sfacciato Berlusconi ha avuto il coraggio di gettarne l’intera colpa sul Professore, che, dopo essere stato lodato come salvatore della patria ora viene crocifisso da parti opposte per i troppi errori compiuti. Questo sarà il campo del maggior contendere e delle reciproche recriminazioni tra cui ciascuno dovrà districarsi. Ma, se gli italiani dimostreranno di avere cervello, questa volta daranno finalmente il meritato calcio dell’asino al plutocrate populista e compiranno – sarebbe una svolta storica – scelte atte a creare le condizioni per la formazione di uno schieramento moderato e di uno schieramento progressista più degni di una società civile, per dare all’Italia, all’interno dell’Unione dei popoli europei, il posto autorevole che la parte migliore di essa auspica.
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