La nuova schedatura contro i finti poveri

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ROMA — Dopo il nuovo redditometro per stanare gli evasori arriva la riforma del riccometro per dare la caccia ai finti poveri. Il governo ha infatti deciso di andare avanti, nonostante l’opposizione della Lombardia che la scorsa settimana aveva bocciato in sede di Conferenza Stato-Regioni il decreto della presidenza del Consiglio di revisione dell’Isee, indicatore della situazione economica equivalente, meglio noto come riccometro, che serve a ottenere una serie di prestazioni sociali, dagli asili nido alle case popolari.
Su un altro fronte, quello previdenziale, il governo ha intanto risolto il problema di coloro che, con 15 anni di contributi versati prima della riforma Amato del ’92, rischiavano di perdere il diritto alla pensione di vecchiaia a causa della riforma Fornero che ha aumentato il requisito a 20 anni. Il ministro del Lavoro, Elsa Fornero, ha infatti dato il via libera a una circolare dell’Inps che mantiene i 15 anni per chi li aveva maturati prima della riforma Amato. Vengono così salvaguardate circa 65 mila persone secondo le stime, in gran parte donne, che altrimenti sarebbero state costrette alla contribuzione volontaria oppure avrebbero perso il diritto alla pensione.
Ma torniamo al riccometro. Oggi il Consiglio dei ministri dovrebbe approvare una «deliberazione motivata» sulla riforma dell’Isee che consente di superare il mancato accordo con la Conferenza delle Regioni, dovuto al voto negativo della Lombardia che avrebbe voluto criteri meno stringenti sui nuclei familiari. Insieme al redditometro il nuovo riccometro è parte integrante della manovra sui conti pubblici ed è finalizzato a evitare abusi nelle prestazioni sociali. L’Isee serve per misurare la situazione economica della famiglia per l’accesso a una serie di servizi pubblici: dagli assegni di maternità  agli sconti sulle bollette della luce e del telefono. Si prevede una valutazione più attenta del patrimonio. Non solo auto di lusso, moto potenti e barche ma anche l’ammontare dei conti correnti, gli investimenti in azioni, fondi d’investimento e anche in Bot e Btp. Forte la stretta sui redditi immobiliari. I nuovi criteri prendono a riferimento il valore delle case e dei terreni ai fini Imu, cioè con la rendita rivalutata del 60%. Si potrà  però sottrarre il mutuo residuo ed è previsto un abbattimento di un terzo per chi vive nella casa. Previste norme anti-furbi per l’individuazione dei nuclei familiari. Non importa se i coniugi hanno una diversa residenza anagrafica. Saranno considerati nuclei distinti solo se c’è una separazione giudiziale o l’omologazione di una separazione consensuale. Invece, e questo va a favore della famiglie, un figlio maggiorenne non convivente con la famiglia ma a suo carico ai fini Irpef farà  parte a pieno titolo del reddito familiare complessivo.


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