La Cgil fa la sua agenda. I dubbi nel Pd sull’«abbraccio»

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 ROMA — Pier Luigi Bersani, Nichi Vendola e Susanna Camusso. Tutti insieme, appassionatamente al Palalottomatica, dove domani e dopodomani la Cgil presenterà  il «Piano Lavoro», che nelle intenzioni del più grande sindacato italiano dovrebbe essere adottato dal governo del centrosinistra che verrà .
Il primo commento a questa iniziativa che vede il Pd scendere in campo con la Cgil, criticata aspramente in questi giorni sia da Mario Monti che da Beppe Grillo, è affidato a poche incisive righe: dopo quella di Vasto «sarà  scattata una nuova foto, al palazzo dello Sport dell’Eur. Tutta di sinistra». A mettere nero su bianco questa affermazione non è un Berlusconi furioso in una delle tante dichiarazioni che rilascia quotidianamente in campagna elettorale. E nemmeno il presidente del Consiglio nel tentativo di convincere i moderati che votare la sua lista non equivale a votare per il Partito democratico. No, queste parole rappresentano la chiusa di un articolo del vicedirettore di Europa, Mario Lavia, che è stato pubblicato ieri dal giornale del Pd.
Ed effettivamente il rischio di un «abbraccio mortale» che schiacci Bersani a sinistra c’è. Ne è ben conscio lo stesso segretario che in tutto questo periodo con sapienza e pazienza ha lavorato per evitare questo pericolo. Ma quello di Camusso era un invito a cui il leader dei Democrat non poteva certamente opporre un rifiuto.
È un’iniziativa, quella della Cgil, a cui prenderà  parte anche il ministro Fabrizio Barca, che secondo una vulgata in auge a Largo del Nazareno potrebbe essere il prossimo segretario del Pd. Il sì, dunque, era scontato. E non solo per motivi di opportunità : impossibile marcare le distanze con la Cgil in una campagna elettorale in cui il Partito democratico deve fare il pieno a sinistra ed evitare che Antonio Ingroia strappi consensi nelle due regioni chiave di queste elezioni, ossia la Lombardia e la Sicilia. Lì dove Silvio Berlusconi sta puntando tutte le sue carte per ottenere il pareggio al Senato. Ed è infatti solamente per vincere in Lombardia che l’ex premier ha «sacrificato» Nicola Cosentino su consiglio della sua sondaggista di fiducia Alessandra Ghisleri. Le ragioni dell’abbraccio con Camusso, quindi, sono anche altre. Con tanto di nome e cognome: Guglielmo Epifani. L’ex leader della Cgil che il segretario del Partito democratico ha fortissimamente voluto nelle sue liste, mettendolo d’ufficio nell’elenco dei garantiti, dovrebbe essere uno dei ministri del governo del centrosinistra. Sul suo nome c’è, ovviamente, la convergenza di Susanna Camusso, ma anche quella del governatore della giunta regionale pugliese Nichi Vendola.
Sarà  perciò interessante l’appuntamento dell’Eur. In quella platea faranno la loro parte il futuribile presidente del Consiglio Bersani, il suo vicepremier Vendola, il ministro Epifani e Barca, cioè il segretario che verrà  sancito dal congresso del Partito democratico del 2013. Ma come sempre accade nel Pd non mancano le perplessità  sull’abbraccio con la Cgil. Gli ex popolari con Beppe Fioroni mettono le mani avanti: «Nella prossima legislatura il Pd avrà  più bisogno della Cisl che della Cgil», avverte il leader degli ex ppi, che preannuncia un’iniziativa di Raffaele Bonanni al fianco del candidato dei Democrat alla presidenza della Regione Lazio Nicola Zingaretti. Ed effettivamente Bersani ha fatto di tutto per evitare di rompere con la Cisl e di regalare questo sindacato a Monti. Come dimostra la candidatura nelle liste del Pd del numero due di Bonanni, Giorgio Santini. Tiepido, per non dire freddo, anche il sindaco di Firenze Matteo Renzi. Ma in questa fase il primo cittadino del capoluogo toscano ha deciso di non tirare troppo la corda, perciò evita lo scontro interno, anche se si lascia sfuggire un «comunque evitiamo di fare alzare troppo la cresta a Vendola». Ossia evitiamo di appiattirci eccessivamente a sinistra, anche se sono i voti di Ingroia quelli che adesso vanno cercati.
E che cosa ha da dire la parte più rappresentativa dell’ala filo-Monti del Pd? Per ora da Enrico Letta a Paolo Gentiloni i montiani del Partito democratico hanno deciso di aspettare di vedere quello che accadrà  al Palalottomatica. Il loro timore è in realtà  un altro e riguarda l’anno prossimo: nel 2014 la situazione dei rapporti tra Cgil e Pd sarà  ancora più difficile da gestire, visto che per il diciassettesimo congresso del sindacato si sta scaldando a bordo campo l’attuale leader della Fiom Maurizio Landini.
Maria Teresa Meli


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