La Cassazione sulle famiglie gay «I danni per i figli? Pregiudizi»

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ROMA — Non basta il «mero pregiudizio»: che sia «dannoso per l’equilibrato sviluppo del bambino il fatto di vivere in una famiglia incentrata su una coppia omosessuale va dimostrato». Con questa motivazione, la prima sezione civile della Corte di cassazione ha respinto il ricorso di un immigrato islamico, residente a Brescia, contro l’affidamento esclusivo del figlio alla madre: una ex tossicodipendente che lo aveva lasciato per convivere con una educatrice, conosciuta in comunità  di recupero.
Una sentenza che scatena reazioni opposte. Festeggiata come «storica» dalle associazioni gay. Avversata come «grave e pericolosa» dal pdl Maurizio Gasparri e dalla capolista montiana Paola Binetti. E salutata come «riconoscimento di un principio di civiltà » dal candidato pd Ignazio Marino.
In realtà  i giudici non si sbilanciano. Restano al caso singolo del bambino conteso, che aveva assistito a un episodio di violenza compiuto dal padre ai danni della nuova convivente di sua mamma e ne aveva tratto «sentimenti di rabbia» nei confronti dell’uomo. Il quale, per giunta, si era allontanato da lui, «sottraendosi anche agli incontri protetti», «assumendo, quindi, un comportamento non improntato a volontà  di recupero delle funzioni genitoriali e poco coerente con la stessa richiesta di affidamento condiviso». Per questo la Corte d’appello di Brescia il 26 luglio 2011 aveva confermato l’affidamento del minore alla madre (e non alla coppia). E per questo i magistrati della Suprema Corte hanno respinto il ricorso. Specificando che non si può contestare una simile decisione senza «certezze scientifiche o dati di esperienza», ma solo avanzando il «pre-giudizio che sia dannoso» dà  «per scontato ciò che invece è da dimostrare, ossia la dannosità  di quel contesto famigliare». Le «ripercussioni negative» sul bambino andavano dunque dimostrate, fanno notare i giudici, rimarcando la «mancanza» già  «stigmatizzata dai giudici di Appello». Così come l’obiezione che quel contesto nuocesse alla «educazione religiosa di fede musulmana che non ammette figli educati da coppie omosessuali».
Divisi i commenti. Sconcerto dalla Cei: «Non si può costruire una civiltà  attraverso le sentenze dei tribunali», avverte monsignor Domenico Sigalini, presidente della commissione per il Laicato. «A questo bambino il meglio che l’umanità  possa dare sono un papà  e una mamma», fa notare ancora, citando a riprova «molti studi», e le «difficoltà  che hanno i bambini che perdono l’una delle due figure». Paola Binetti, Udc, aggiunge: le «coppie gay non hanno alcuna garanzia di vincolo stabile».
«Stop alle odiose menzogne» esultano le associazioni gay. Flavio Romani dell’Arcigay ricorda «che già  oggi in Italia esistono migliaia di figli di coppie omosessuali discriminati». E i radicali invitano i candidati «a prendere nota della sentenza». Opinioni diverse nel Pdl. Maurizio Lupi censura l’«attacco alla famiglia per via giudiziaria già  respinto dai cittadini italiani in altre occasioni», mentre Giancarlo Galan chiede alla politica di «non tornare indietro». Per Ignazio Marino, del Pd, «la conoscenza scientifica deve contribuire ad eliminare certi tabù». Chiede di tutelare di più le coppie di fatto, ma è contrario alle adozioni per i gay, Corrado Passera. Mentre l’idv Patrizia Bugnano auspica «una legge sulle adozioni gay».
Virginia Piccolillo


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