Ingroia, «scappano» i professori «Si è fatto trascinare da Di Pietro»
C’è un fuggi fuggi di intellettuali dalla lista di Ingroia. Una pioggia di critiche che si è abbattuta sul magistrato di Palermo in queste ore in cui ancora si trova in Guatemala. Tutti quelli che si ritrovavano nel cartello «Cambiare si può», per capire. «Una settantina di intellettuali in tutto», precisa Ugo Mattei, l’uomo che insieme a Stefano Rodotà è stato artefice del referendum sull’acqua. Spiega Mattei: «Eravamo tutti ben disposti verso questa avventura politico-elettorale. Ma la verità è che Ingroia si è fatto trascinare da Di Pietro e si è candidato all’improvviso, senza neanche farcelo sapere. Di più, lo aspettavamo il 22 dicembre in un assemblea e lui ha annunciato la sua candidatura il giorno prima. Poi una volta candidato non ha voluto nemmeno riceverci. Voleva fare una lista di società civile, si trova in lista tutti i segretari di partito».
Ma nemmeno dai suoi partiti Ingroia riesce ad avere approvazione. Non dai padri nobili, perlomeno, almeno a giudicare le parole che Fausto Bertinotti ha voluto spendere sulla neonata lista di Ingroia: «è un’occasione mancata». Ma dal Guatemala Antonio Ingroia scrolla le spalle: «Non ho idea del perché Bertinotti abbia espresso i suoi dubbi. Non l’ho incontrato, probabilmente è colpa mia che non sono stato capace di esprimermi».
Si sente fiducioso, il magistrato di Palermo, anche verso il gruppo di base dei movimenti arancioni: «Torno lunedì in Italia e con loro ho fissato il primo appuntamento. Ho incontrato una prima delegazione con Chiara Sasso, Lucio Pepino e Marco Revelli, e non ci siamo messi d’accordo. Ma adesso ho un appuntamento con un’altra delegazione. Sono fiducioso: ho ottenuto che i partiti facessero un passo indietro e la società civile un passo avanti. I presupposti ci sono tutti. Basta guardare i nomi della lista di candidati, da Salvatore Borsellino a Franco La Torre, a Vauro».
In realtà nemmeno da Grillo Ingroia è riuscito ad avere consensi: il comico genovese non ha accolto l’apertura del magistrato siciliano. «Ma io faccio come quel bel libro di Sciascia: “Porte aperte”. Le lascio aperte, le mie porte in politica così come ho fatto sempre in Procura».
A mostrare tutto il suo scetticismo verso «Rivoluzione civile» ci pensa un altro intellettuale che aveva guardato con molto favore a questa lista, Carlo Freccero. Dice: «Non può funzionare una lista che si basa su un ossimoro. Ovvero: da una parte c’è una base fatta di movimenti che vogliono una democrazia partecipata e dall’altro arriva chi vuole fare soltanto le elezioni. Una contraddizione che si somma ad un’altro problema: oggi il tema centrale del Paese è l’economia, mentre in questa lista si punta soltanto sulla legalità . Credo che per questo intellettuali come Guido Viale e Paul Ginsborg siano rimasti alquanto perplessi».
Related Articles
Polverini: le dimissioni? Io mai con le mani nel sacco
Via il capogruppo del Pdl. Cesa: lei non entrerà nell’Udc
L’ex premier avverte un «clima d’aggressione»: non sono un candidato, sto solo a guardare
C’è chi dipinge Romano Prodi come un ossessionato ormai insonne intento a tessere da mesi la tela che lo porti al Quirinale tra strizzatine d’occhio allo sfuggente cosmo dei 5 Stelle, indecifrabili contatti con gli immancabili poteri forti e la feroce determinazione di infliggere l’ennesimo smacco al nemico di sempre, Silvio Berlusconi.
Grillo, niente portale per gli attivisti E sul blog è rivolta
ROMA — «Metodo Boffo», lo chiama la senatrice Paola De Pin. Che aggiunge: «Loro fanno tabula rasa delle persone». «Loro» sono i parlamentari a 5 Stelle, che l’hanno attaccata duramente dopo il sì alla fiducia. Insulti e «minacce», anche se queste ultime nessuno le ha sentite e l’interessato, Gianluca Castaldi, smentisce.