Il superconsulente e l’«operaista», la strana coppia

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ROMA — «Fare sintesi». Sembra che sia diventata questa la parola d’ordine della campagna elettorale del Pd. I candidati presentati esprimono le anime più diverse dal punto di vista culturale e in materia di politica economica. Così, scorrendo le liste, capita di imbattersi tanto in Yoram Gutgeld (quinto in Abruzzo per la Camera), quanto in Mario Tronti (decimo in Lombardia per il Senato): entrambi a elezione garantita.
Gutgeld è senior partner e direttore di McKinsey, società  internazionale — tra le prime al mondo — di consulenza per l’imprenditoria: sforna manager e tagliatori di teste per il business e la finanza, aiuta il «capitale» a «incrementare ricavi e profitti». La società  lavora anche con l’amministrazione fiorentina da tempo, e Gutgeld, però da dietro le quinte e «in forma assolutamente privata», ha aiutato Matteo Renzi sul programma economico nella corsa a candidato premier per il centrosinistra. Ora come si troverà  a lavorare fianco a fianco con la sinistra più radicale e con l’alleato Vendola? «Faremo sintesi, le posizioni diverse sono una ricchezza». E gli interventi sul lavoro? «Il governo Monti si sarebbe dovuto occupare più dell’ingresso al lavoro che delle uscite. Non ha fatto abbastanza per l’alternativa alla precarietà . La riforma Fornero andrà  certamente rivista». Sul welfare, poi, «non credo al modello americano. Vanno garantite salute e istruzione. Del resto tutto questo è compatibile con la mia storia professionale e personale: ho sempre votato per il centrosinistra, nel 2006 ho anche dato una mano per la Fabbrica di Prodi». Israeliano, ha scelto di vivere in Italia 24 anni fa, ha sposato un’italiana e acquisito cittadinanza e lingua eccellente senza accenti.
Tronti invece, classe 1931 e radici ben piantate nel comunismo, è lo storico politico e filosofo che negli anni 60 partecipò all’elaborazione dell’operaismo. Nei mesi scorsi accusava i renziani di voler rottamare anche le conquiste della sinistra. «Sì, nel Pd esiste un problema che riguarda le idee. Però io ho la saggezza dell’età  e mi carico il compito di un processo di unificazione». In materia di lavoro, aggiunge Tronti, «l’Agenda Monti andrà  cambiata, ma non rovesciata totalmente. Correggeremo, perché il governo tecnico non ha avuto quella sensibilità  sociale che può avere solo la sinistra». Si tornerà  alla versione precedente dell’Articolo 18? «Quella è stata una battaglia simbolica, va raffreddata. Ma naturalmente i padroni, un termine che appartiene al mio bel passato, non possono licenziare a loro piacimento. La riforma Fornero va modificata». Comunque anche una eventuale crescita del montismo non andrebbe vista «con ostilità , perché servirebbe a emarginare la destra populista e personalistica e così a dar vita a un centrodestra di tipo europeo». Dalle idee alla pratica parlamentare, nel Pd e tra il Pd e Sel potranno esserci disaccordi. «Spero di non trovarmi di fronte a proposte inaccettabili. Ma stiamo cercando di formare un fronte che sia il più ampio possibile, ovvio che ci siano tante anime. La cosa non mi spaventa. Nel lavoro parlamentare faremo sintesi», à§a va sans dire.


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