IL PROFESSORE SOTTO ASSEDIO

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Non riprovevole o malaugurata: spaventosa. Come l’Europa possa leggere il messaggio del governatore pugliese, cioè di quello che dovrebbe essere il principale alleato di un governo di centrosinistra, è facile da immaginare.
C’è chi dirà : ma a Bruxelles, a Londra e a Francoforte sono prevenuti. Può darsi. Anzi, diamolo per scontato: c’è chi, lassù, non si fida di noi. Diamo per scontato perfino che certi pregiudizi siano eccessivi, immeritati, figli di secoli di reportage letterari spesso insultanti intorno al binomio «bel Paese, brutta gente». Detto ciò, cosa facciamo: rifiutiamo di tener conto di quanto all’estero pensano di noi?
Ce ne infischiamo delle opinioni altrui tornando a carezzare (Dio ci scampi) l’idea di fare da soli già  gagliardamente carezzata dal Duce quando contro le «sanzioni» s’inventò la mattonella «Mineraria», il «Caffeol» e lo «Sniafiocco»? Ci attacchiamo, come pezzi della sinistra e prima ancora Maurizio Gasparri o Clemente Mastella (che varietà …) alla tesi che «prima che ai mercati internazionali occorre guardare ai mercati rionali» come se questi fossero indipendenti dai primi?
Certo, lo sanno tutti che non viviamo da soli. E che i nostri destini, piaccia o no, dipendono anche dagli altri. Eppure, buona parte della campagna elettorale viene combattuta intorno al nostro ombelico come se ogni parola dovesse restare circoscritta ai nostri recinti polemici e non fosse destinata automaticamente a rimbalzare deflagrando sul tavolo degli altri: i nostri concittadini europei. I quali ascoltano, pesano, scuotono la testa…
Ammesso che la credibilità  di Monti e del suo governo, grazie all’appoggio della larga maggioranza del Parlamento, sia stata troppo generosamente valutata dai nostri coinquilini della Ue e dai mercati internazionali, vale davvero la pena di demolirla giorno dopo giorno per ragioni di bottega elettorale? Che lo stesso premier ci abbia messo del suo con gli scivoloni sulle minoranze da «silenziare» o la statura di Brunetta è vero. E certe risposte pepate se le è tirate. Ma a cosa può portare una rissa intorno allo sforzo stesso che gli italiani hanno compiuto tutti insieme, riguadagnandosi la stima degli altri, in questa coda della legislatura?
Come possono comprendere, gli altri, certe capriole leghiste, certe sviolinate a Beppe Grillo «come Gesù», certi toni apocalittici dopo 52 fiducie al governo uscente compresa quella sulla riforma Fornero (votata pure dal responsabile economico del Pd Stefano Fassina che accusa il premier di mettere su «il partito del Rotary») o sull’introduzione anticipata dell’Imu, votata anche da Silvio Berlusconi (che oggi liquida tutto come «un disastro da incubo») e da Angelino Alfano che meno di un mese fa intonò un inno a Mario Monti vedendo in lui «un prestigiosissimo presidente della Repubblica» che comunque «qualsiasi scelta farà  non sarà  per calcolo ma per servizio»? E poi ci lamentiamo se non ci capiscono…


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