“Il Professore e Ingroia campioni di incoerenza portano all’ingovernabilità ”

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MILANO — «Mario Monti e Antonio Ingroia? Politicamente due facce della stessa medaglia. Entrambi oggettivamente rischiano di produrre, da sponde opposte, una situazione di ingovernabilità  e rischiano di non far vincere il centrosinistra che oggi, invece, è l’unica forza che rappresenta la discontinuità  e l’alternativa al malgoverno del passato. Con coerenza, e con un comune “progetto Paese” che conquisterà , ne sono certo, la Lombardia e l’Italia». Il sindaco di Milano Giuliano Pisapia è tonico: la battaglia per la vittoria del centrosinistra, a Roma come al Pirellone, lo vede in prima fila.
Giudizi taglienti, i suoi.
«È quello che penso: sono entrambi incoerenti, e la credibilità  di una persona, secondo me, si dimostra anche con la coerenza delle azioni. Mario Monti ha governato per un anno con un’ampia e strana maggioranza assicurando che poi non sarebbe sceso nell’agone politico, cosa che invece ha fatto. Da persona al di sopra delle parti è diventato parte, in più ora sta facendo la sua campagna elettorale restando nel ruolo di governo che non nasce da un responso delle urne».
Ingroia, invece? Non è l’unico magistrato candidato.
«Ha conquistato una popolarità  con una inchiesta che ha abbandonato prima della verifica dibattimentale per andare a svolgere un impegno internazionale che ha subito lasciato per candidarsi senza prima dimettersi dalla magistratura: chi ha avuto un ruolo super partes o da arbitro non dovrebbe da un giorno all’altro diventare capitano di una delle due squadre. Comunque sia la lista Monti che Rivoluzione civile sono soggetti con i quali, quando il centrosinistra andrà  al governo, potrà  confrontarsi: avere i numeri per governare da soli non vuol dire poi non dover interagire con chi, in Parlamento, avrà  voglia di farlo ».
Su che temi potrebbe trovare sintonia con loro?
«Vedo estremamente difficile trovare convergenze con Monti sui temi dei diritti civili — dalle diritti delle coppie omosessuali al testamento biologico — con cui invece si potrà  discutere con Ingroia e con il Movimento 5 Stelle. Mentre con Monti potrebbero esserci temi idi riforma istituzionali e la legge elettorale su cui lavorare».
Insomma, con loro sì, con Berlusconi no. Cosa pensa della sua ultima uscita su Mussolini?
«Io non mi meraviglio più di quello che il centrodestra può dire, per disperazione, in questa campagna elettorale. Se per caso, però, qualcuno si fosse dimenticato il passato, cioè i disastri del suo governo, di chi ha guidato finora la Lombardia e di chi, poco meno di due anni fa, governava Milano, ecco: basterebbe quest’ultima, inquietante sua frase, per togliere ogni dubbio».
I toni di questa campagna elettorale sono già  alti. Maroni e Formigoni hanno minacciato querele a Vendola e Ambrosoli per aver parlato di corruzione al Pirellone e mafia al Nord.
«In Lombardia abbiamo un presidente della Regione indagato in due inchieste sulla sanità , un assessore regionale indagato per voto di scambio con la ‘ndrangheta e una situazione generale di mancanza di trasparenza sull’uso del denaro pubblico. Le inchieste stanno già  dando segnali importanti, ma questo non è solo un problema giudiziario: è profondamente politico. Dobbiamo ricordare ogni giorno una realtà : che il centrodestra non solo ha negato l’esistenza della mafia al Nord, ma non ha mai creato gli argini e gli anticorpi necessari. Da Milano stiamo invertendo la rotta, con controlli a sorpresa nei cantieri e protocolli che raccolgono consensi ovunque. E con Umberto Ambrosoli al governo della Lombardia lavoreremo ancora meglio».
Formigoni l’ha definito un «poveretto che non capisce neanche di legge».
«Lo stile delle offese dimostra il nervosismo di chi sa di perdere. Ambrosoli è la garanzia di legalità , pulizia, discontinuità  di cui la Lombardia ha bisogno. E da sindaco aggiungo: condividere un progetto di governo concreto partendo dai comuni, passando per la Regione e arrivando al governo è l’unica possibilità  reale di cambiamento, di sviluppo e di ripartenza dell’economia».
A Milano ripartenza dovrebbe voler dire Expo.
«Non è Milano, ma la Lombardia e l’Italia intera che hanno bisogno di Expo, che vuol dire oltre 20 milioni di visitatori, 130 Paesi che investiranno in Italia, 5 miliardi stimati di benefici sul turismo, oltre a quelli sull’occupazione e sulle infrastrutture. Monti è stato sicuramente utile nelle relazioni internazionali, ma non ha fatto nulla per smuovere gli interventi necessari a livello nazionale per Expo. Abbiamo bisogno di una regia unica anche per questo».
Lei ha lanciato un appello a costituire i comitati Ambrosoli. Teme che non ci sia abbastanza spinta, nella sua campagna elettorale?
«No, assolutamente. Anzi, il metodo di partecipazione e confronto di Umberto, a partire dalla sua disponibilità  a candidarsi con le primarie, mi fanno dire che ognuno di noi deve mettersi in gioco per il cambiamento, deve lavorare nel suo piccolo per far vincere chi dà  la garanzia assoluta di un impegno per il bene collettivo. Vale anche e soprattutto per i sindaci civici del centrosinistra, che hanno già  dimostrato di saper governare. Il mio slogan del 2011 era: cambiare Milano si può. Lo “regalo” ad Umberto e a Bersani: cambiare la Lombardia si può, cambiare l’Italia si deve».


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