“Il presidente Chà¡vez in agonia a Cuba”

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SONO tutti all’Avana, al capezzale del presidente, gli “uomini forti” del governo bolivariano del Venezuela. Dopo Nicolà¡s Maduro, il successore designato da Chà¡vez, ieri sono arrivati anche il presidente del Parlamento, Diosdado Cabello, e Adan, il fratello maggiore del leader venezuelano operato nel Cimeq per la quarta volta in meno di due anni il 13 dicembre scorso. Il segreto che avvolge da settimane la situazione post-operatoria del presidente (non è mai stato emesso un bollettino medico) non si dirada ma ormai la maggior parte delle brevi dichiarazioni volgono a prefigurare il peggio. Mentre Jorge Arreaza, marito della figlia maggiore Rosa Virginia, ministro di Scienza e Tecnologia, e genero amatissimo da Chà¡vez, scrive su Twitter di «non credere a rumors di male intenzionati» e chiede «costanza e pazienza» per il presidente che «combatte contro la malattia e vincerà », sia le parole del presidente boliviano Morales che quelle di Lucia Topolansky, senatrice uruguayana e moglie del Capo dello Stato, Pepe Mujica, lasciano poco spazio alla speranza. Morales ha riconosciuto che Chà¡vez è molto grave mentre la First Lady uruguayana parla di «situazione imprevedibile». Altre fonti, più o meno credibili, legate all’opposizione sconfitta alle presidenziali del 7 ottobre scorso, sostengono che il presidente sia ormai in fin di vita, in coma farmacologico, colpito da un grave infezione polmonare, in seguito alla quale è stato necessario praticargli una tracheotomia.
Qualsiasi sia la verità  di queste ore è molto probabile che i leader del chavismo riuniti a Cuba dalla gravità  della situazione stiano anche discutendo le scelte da compiere nei prossimi giorni. C’è infatti un D-day. Ed è il 10 gennaio, giorno nel quale Chà¡vez avrebbe dovuto assumere e giurare il nuovo mandato presidenziale (2013-2019), e c’è la Costituzione. Nella Carta Magna si dice che in caso di “mancanza” del presidente al suo posto deve giurare il capo del Parlamento, ossia Diosdado Cabello, e convocare elezioni entro un mese. Possibilità  che per il momento sembra esclusa a meno che, prima del 10, il presidente non sia ufficialmente dichiarato morto. Ma cosa fare nel caso in cui, come sembra abbastanza probabile, Chà¡vez si trovi in stato di incoscienza? Ci sarebbero due strade: la prima è che lui (o qualcuno per lui) firmi all’Avana l’atto di giuramento. La seconda è che si tenti un rinvio. Il vantaggio nel primo caso è che Maduro potrebbe ufficialmente assumere la vicepresidenza, cosa che può fare solo dopo l’insediamento (vero o presunto) del presidente Chà¡vez in quanto non è stato eletto ma solo prescelto.
Mentre l’opposizione chiede di conoscere nel dettaglio lo stato di salute del presidente e teme forzature e strappi delle regole costituzionali è probabile che gli attori principali di questa transizione politica, nonostante gli appelli all’unità , stiamo giocando la loro personale partita. Maduro sponsorizzato dai cubani, Cabello dalle Forze armate. E il Venezuela con il fiato sospeso in attesa di sapere la verità .


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