by Sergio Segio | 18 Gennaio 2013 6:36
La polemica con il suo competitor Roberto Maroni, «un ministro dell’Interno che non deve avere operato così bene visto che, come scrive il Corriere, la mafia in Lombardia guadagna 10 milioni al giorno». Umberto Ambrosoli, candidato civico del Patto di centrosinistra, parte all’attacco: «La lotta alla mafia deve essere una priorità ».
Non stiamo drammatizzando il quadro della situazione lombarda?
«Studio da tempo il fenomeno della criminalità nella nostra regione e i dati sono preoccupanti. E c’è una responsabilità istituzionale perché dove le regole non sono vissute come un valore, l’istituzione offre spazio alle infiltrazioni mafiose. Infatti, gli ultimi 17 anni di giunte regionali gestiti da Pdl e Lega sono stati contrassegnati da continui scandali, arresti e condanne».
Se fosse eletto, cosa farebbe per contrastare la mafia?
«Riunirei i massimi esperti della lotta alla criminalità organizzata per implementare un sistema di regole e controlli cui si dovranno attenere tutti gli eletti, i dirigenti, gli interlocutori economici della Regione. E poi c’è l’incrocio con i dati dell’anagrafe tributaria per battere il fenomeno del riciclaggio».
Lei attacca spesso Maroni: la Lega le fa paura?
«Perché dovrei temere chi fa una politica incapace di rispondere ai bisogni dei cittadini? Fanno solo demagogia e continueranno a non fare quello che non hanno fatto in tanti anni di governo con Formigoni».
Una cosa che lei farebbe per i cittadini lombardi?
«Dare lavoro. Oggi il tasso di occupazione è intorno al 65 per cento e, a gravare gli effetti della crisi, abbiamo un’economia lombarda bloccata da una cappa riconducibile al sistema di potere che ha distribuito privilegi e vantaggi in forma di denaro e posizione di comando nelle aziende pubbliche agli amici e agli amici degli amici».
Che fare?
«Primo: daremo vita a uno strumento di investimento regionale per lo sviluppo, raccogliendo fondi dalle grandi istituzioni a partire dalla Banca europea degli investimenti, dalla Cassa depositi e prestiti, da grandi investitori istituzionali, da fondazioni bancarie e così via. Uno strumento che, come grande vantaggio, non sarebbe sottoposto a limitazioni del Patto di stabilità e al contempo non creerebbe debito pubblico occulto».
Secondo?
«Concentrare i fondi strutturali europei che oggi sono molto frammentati su poche linee strategiche a partire dai servizi di cura, come asili nido e assistenza domiciliare che da noi sono poco sviluppati ma che, nelle previsioni europee, avranno grande sviluppo. E poi penserei all’ambiente».
Con un progetto specifico?
«Vogliamo lanciare un piano straordinario di Green economy, per la riqualificazione urbana, con particolare attenzione ai borghi e alle aree interne e la manutenzione straordinaria del territorio: dalle strade alle montagne».
Albertini la incalza: la famiglia è solo quella composta da uomo e donna?
«La nostra società offre una complessità di questioni che devono essere regolate dal legislatore nazionale che ha pieni poteri. Ma bisogna pensare alle moltissime coppie che non scelgono il matrimonio: per queste e per altre realtà di unione, la Regione può istituire un registro regionale, come quello milanese per le coppie di fatto».
Cosa pensa dei figli di coppie omosessuali?
«I miei figli hanno compagni che vengono da coppie non eterosessuali e non si può far pagare loro scelte dei loro genitori: i loro diritti devono essere identici a quelli dei miei figli, perché non si può far pagare a loro le scelte dei loro genitori. Se Albertini con le sue dichiarazioni intende che ci sono bambini che devono avere diritti inferiori, lo dica in modo esplicito».
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