Il Pdl sigla le alleanze: c’è anche Lombardo
ROMA — Ci sarà il nome di Silvio Berlusconi nel simbolo del Pdl, come capo della coalizione. I documenti con il logo, il programma e le alleanze saranno presentati oggi. Ma l’accordo politico con tutte le sigle che compongono il centrodestra è stato raggiunto ieri dopo ore di trattative alle quali hanno preso parte lo stesso Cavaliere, Angelino Alfano e i vari esponenti dei gruppi alleati. Da Calderoli a Micciché, da Storace a Catone (Intesa popolare), dal pensionato Fatuzzo ad Artom di Rinascimento Italia sino al rappresentante di Liberi da Equitalia e a Samorì di Moderati in rivoluzione. «Si è costituita una coalizione ampia e forte che si irrobustita al Nord e al Sud e che ha individuato in Berlusconi il proprio leader», dice Alfano. La coalizione, aggiunge, «vincerà le prossime elezioni dicendo “no all’Imu sulla prima casa”, “no alle tasse per gli imprenditori che assumono i giovani”».
Il centrodestra avrà ancora una volta un asse costituito al Nord da Pdl e Carroccio e al Sud da una lista che farà da contrappeso alla Lega. La vera novità delle ultime ore è la ricomposizione del fronte moderato nelle regioni meridionali su una piattaforma in sintonia con il progetto di un’Italia delle macroregioni che tanto piace ai leghisti. Ed è, questa, un’idea forza di Grande Sud di Micciché, un gruppo sostenuto anche dai governatori del Pdl e da un insieme di formazioni politiche autonome come Mpa-Partito del Sud di Lombardo.
La riunificazione del campo moderato che alle recenti regionali siciliane si era presentato in ordine sparso è un evento suscettibile di avere effetti soprattutto sul Senato. A Palazzo dei Normanni il candidato della sinistra Crocetta ha prevalso perché i consensi dei moderati (maggioranza relativa nell’isola, 41% contro 37) si sono divisi su più liste. Ora, essere riusciti a mettere insieme tutti i pezzi, induce a pensare che il centrodestra possa prevalere (sulla carta) eleggendo più senatori del centrosinistra. E la Sicilia, nella geografia di Palazzo Madama, potrebbe risultare decisiva per un’eventuale maggioranza diversa da quella di Montecitorio.
Restano da sistemare le liste, sulle quali Berlusconi si concentrerà da domani. Alcuni nomi già filtrano. È probabile che il presidente della Federalberghi, Bernabò Bocca, sia inserito in un elenco. Bocca, oltre che provenire dal mondo dell’imprenditoria, è anche sposato con Benedetta Geronzi, figlia dell’ex presidente delle Generali Cesare e sorella di Chiara, giornalista del Tg5, anche lei possibile candidata. Il lavoro che attende Berlusconi, Alfano e il gruppo dirigente del Pdl non sarà facile, visto che si dovrà fare una drastica sforbiciata perché i garantiti saranno meno della metà degli attuali parlamentari, stando agli ultimi sondaggi. Non solo. Ci sono poi casi come il Lazio, regione nella quale il Pdl è in fortissimo affanno dopo lo scandalo Fiorito e dove rischia di prendere un terzo dei parlamentari attuali. Per questo cresce il malumore di chi, ben radicato sul territorio, potrebbe essere accantonato per fare posto a personaggi paracadutati dall’alto. A tutto si aggiunge il nodo del governatore. Il quesito è: chi schierare? Storace si è proposto, Berlusconi ha fatto il nome di Beatrice Lorenzin (giudicata, però, debole dal punto di vista del consenso). Ma nelle ultime ore è spuntato quello dell’ex ministro Meloni, uscita dal Pdl per fondare Fratelli d’Italia e appunto per questo potrebbe sottrarre voti all’ex partito di appartenenza. È, insomma, un rebus.
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