Il Pdl e il nodo degli indagati in lista Cosentino e Dell’Utri verso la conferma

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ROMA — È ottimista Silvio Berlusconi, impegnato in un tour elettorale che lo vede ospite di programmi radiofonici e televisivi (oggi parlerà  alla Telefonata su Canale5 e sarà  allo Spoglio di Ilaria D’Amico alle 20.30 su Sky), parallelo a quello che da oggi lo vedrà  concentrato sulla stesura degli elenchi di candidati, attività  questa che sta già  incontrando difficoltà  in particolare in Campania e nel Lazio. Tra le persone prese in considerazione c’è un prete anticamorra di Scampia, don Gianluca Merola, e un giovane imprenditore di Confcommercio, Paolo Galimberti.
Per Berlusconi si apre ora un altro fronte: la formazione delle liste. Un compito laborioso e delicato perché il gruppo incaricato di stendere gli elenchi (ne fanno parte lo stesso Berlusconi, Alfano, i capigruppo di Camera e Senato, Cicchitto e Gasparri, e Verdini) dovrà  usare il bilancino. Dovrà , cioè, trovare un equilibrio tra diverse spinte: quella dei parlamentari uscenti che vorrebbero essere ricandidati, quella dei rappresentanti degli amministratori locali legati ai territori di origine che rivendicano un riconoscimento, quella dell’apertura alla società  (più volte richiamata dal Cavaliere) e quindi all’inserimento di facce nuove, quella infine di dare più spazio all’altra metà  del cielo, cioè alle donne.
Al momento il caso sul quale si discute molto nel Pdl è quello della Campania. Qui il capolista per il Senato sarà  lo stesso Berlusconi. Ed è l’unica certezza perché sui nomi che dovranno seguire è scontro aperto. Il Cavaliere avrebbe sondato don Gianluca Merola, un prete anticamorra di Scampia. E il religioso potrebbe essere inserito in lista per il resto si sa che esiste una rosa di nomi che il commissario regionale Francesco Nitto Palma custodisce gelosamente e che comprende politici e non. Intanto proprio a Napoli, ieri, c’è stata una riunione su chi candidare e da essa è emersa una divaricazione tra il governatore Stefano Caldoro e lo stesso Nitto Palma. Il pomo della discordia riguarda l’opportunità  o meno di mettere in lista persone che siano inquisite. E in Campania di gente sottoposta a indagine ce n’è: da Nicola Cosentino ad Alfonso Papa, da Marco Milanese a Vincenzo Nespoli. Caldoro pone la questione premettendo che «c’è l’esigenza di un assoluto garantismo» ma che non si può fare a meno di aprire «una riflessione su singoli casi perché siamo tutti assieme sullo stesso aereo e ognuno deve porsi con responsabilità  il problema di non creare difficoltà  al volo comune, non siamo cioè di fronte a un kamikaze che vola da solo e fare ciò che vuole». Sul caso Cosentino, però, le parole di Nitto Palma autorizzano a pensare a una sorta di via libera alla sua candidatura. Il commissario regionale ricorda di avere letto tutte le carte processuali e di avere riscontrato «un impianto accusatorio non accettabile». Cita anche le dichiarazioni di Berlusconi fatte a Vespa e a Santoro e a quelle, annuncia, si atterrà : «Valuteremo caso per caso le singole posizioni degli inquisiti. Se leggendo le carte troveremo elementi a sostegno della pubblica accusa assumeremo le determinazioni conseguenti. Se al contrario non troveremo elementi a sostegno assumeremo la relativa decisione, assumendocene le responsabilità ». Nitto Palma ricorda inoltre che «il processo con rito abbreviato, richiesto dallo stesso Cosentino, è pendente da circa due anni e che il pm ha poi ricoperto il ruolo di assessore nella giunta di de Magistris». Ma c’è anche il caso di Marcello Dell’Utri, sul quale il Cavaliere ha espresso un orientamento favorevole a una non candidatura ma che potrebbe finire sotto il simbolo di Grande Sud di Gianfranco Micciché.
Berlusconi, intanto, continua con il suo grande attivismo in radio e tv. «La volata è aperta — pronostica — siamo condannati a vincere. Sinceramente pensiamo di avere la possibilità  di vincere. Nel ’94 ci davano per sicuri sconfitti e riuscimmo ad arrivare primi superando la gioiosa macchina da guerra di Occhetto». Il Cavaliere è convinto che la sfida sia tutta da giocare: «Siamo 7-8 punti indietro rispetto alla sinistra e qualcuno ha ventilato l’ipotesi, forse troppo ottimista, che dopo Santoro abbiamo guadagnato 5 punti: saremmo solo a 2 punti di distacco dal centrosinistra e ci sono ancora quaranta giorni di campagna elettorale».


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