Il Papa: non bisogna rassegnarsi allo spread del benessere sociale

by Sergio Segio | 8 Gennaio 2013 7:42

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Benedetto XVI si rivolge ai diplomatici di 179 Paesi accreditati presso la Santa Sede, un giro d’orizzonte sulle questioni del mondo, dal Medio Oriente all’Africa, che nella tradizionale udienza di inizio anno tocca anche l’Italia e l’Europa. Il Papa non contrappone i due «spread», spiega anzi che «anche l’Unione Europea ha bisogno di rappresentanti lungimiranti e qualificati, per compiere le scelte difficili che sono necessarie per risanare la sua economia e porre basi solide per il suo sviluppo». Tra l’altro, alludendo forse alla «sua» Germania, aggiunge: «Da soli alcuni Paesi andranno forse più veloci, ma, insieme, tutti andranno certamente più lontano!».
Però Benedetto XVI avverte che «l’odierna crisi economica e finanziaria» si è sviluppata «perché troppo spesso è stato assolutizzato il profitto a scapito del lavoro, e ci si è avventurati senza freni sulle strade dell’economia finanziaria, piuttosto che di quella reale». Occorre quindi «recuperare il senso del lavoro e di un profitto ad esso proporzionato». Il che significa «educare a resistere alle tentazioni degli interessi particolari e a breve termine, per orientarsi piuttosto in direzione del bene comune».
Dell’Italia, in particolare, ha parlato ricordando il terremoto in Emilia, «in questi luoghi ho potuto constatare l’ardente desiderio con cui s’intende ricostruire ciò che è andato distrutto», ed è a questo proposito che il Papa ha aggiunto un parallelo con la situazione del Paese: «Auspico che, in questo momento della sua storia, tale spirito di tenacia e di impegno condiviso animi tutta la diletta nazione italiana». Centrale, nell’intervento, il tema della «dignità  trascendente della persona umana». Dai temi sociali si risale a quelli etici, fra i «principi iscritti nella natura» dell’uomo c’è «in primo piano» il «rispetto della vita umana in ogni sua fase». Di qui le parole contro l’eutanasia e l’aborto, e la difesa vibrante dell’ «esercizio della libertà  religiosa» e quindi del diritto all’«obiezione di coscienza»: in gioco, dice, ci sono «i muri portanti di ogni società  che voglia essere veramente libera e democratica».
Gian Guido Vecchi

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