Il montiano ex Mps «Non c’entro, parola di scout»

by Sergio Segio | 27 Gennaio 2013 7:35

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Appunto, Alfredo Monaci, 57 anni, senese, dal maggio 2009 all’aprile 2012 membro del cda del Monte dei Paschi, candidato alla Camera col numero 3 della lista «Scelta civica con Monti per l’Italia» nella circoscrizione Toscana. E lo stesso Monti, che due giorni fa sulla questione Mps era stato altrettanto esplicito («Il Pd c’entra perché ha sempre avuto molta influenza sulla banca e sulla vita politica») ieri è sembrato quasi prendere le distanze da Monaci, rimarcando piuttosto i suoi trascorsi piddini: «Il nostro candidato, che non conosco, è stato segnalato dal territorio e non sapevo che fosse stato del Pd né di quale ala o vendemmia del Pd fosse. So solo che lui, come tutti i candidati, ha firmato la dichiarazione di non avere condanne passate in giudicato». E visto che adesso — per l’affare Antonveneta e la successiva storia delle operazioni riservate e dei derivati — la Procura di Siena sta indagando per appropriazione indebita e falso in bilancio, ecco che la posizione di Alfredo Monaci s’è fatta scomodissima. Ma lui non ci sta: «Mia mamma Renata, 91 anni, è correntista da una vita del Monte, ebbene vi dico che lei e tutti gli altri risparmiatori italiani debbono stare tranquilli. Il mercato va rassicurato, lo ripeto: questa non è un’altra Parmalat, come dice Beppe Grillo. E io, che sono uomo di fede, sento di non dovermi rimproverare alcunché. Sia per la storia di Antonveneta, perché a quei tempi (novembre 2007, ndr) non sedevo ancora nel cda del Monte, sia per la storia dei derivati, Alexandria, Santorini e tutto il resto, perché nessun atto passò mai sul tavolo del cda della banca. Neppure la società  di revisione né il collegio sindacale sollevarono mai un’eccezione. E dunque perché avrei dovuto saperne qualcosa io?». Alfredo Monaci racconta di aver aderito con «vivacità  ed entusiasmo» alla lista del Professore: «Non conosco Mario Monti personalmente, io provengo dalla società  civile, dal mondo cattolico, 5 o 6 anni fa fondai la onlus benefica “Etica e Sviluppo” e mi sono sempre impegnato sul territorio. Entrai nel Pd ai tempi della fusione fredda Margherita-Ds, ma senza mai rivestire ruoli dirigenziali. Poi, molto presto, me ne andai pure, perché quell’esperienza non mi aveva convinto. La lista Monti, invece, mi sembra la vera nuova offerta politica che mancava, un’offerta di grande respiro europeo». Monaci ha convocato per mercoledì prossimo a Siena una conferenza stampa. Qualche sassolino, però, se l’è già  tolto ieri dalla scarpa: «Sull’operazione Antonveneta nella quale D’Alema sta cercando di tirarmi per la giacchetta non ho avuto nessun potere decisionale, visto che entrai nel cda nel maggio 2009. Forse D’Alema sta solo cercando di restituire una verginità  all’ex sindaco di Siena Franco Ceccuzzi, dimenticando i legami del Pci prima e dei Ds poi con il Monte, a partire dall’operazione Banca 121 (ex Banca del Salento acquisita da Mps nel 1999, ndr). Non solo: mi sono già  dimesso pure dalla presidenza di Mps Immobiliare (la società  che gestisce le proprietà  immobiliari della banca, ndr) dopo che sono state depositate le liste per le prossime elezioni, tagliando così ogni legame». Il fratello di Alfredo, Alberto Monaci, 71 anni, ex dc, è il presidente del Consiglio regionale della Toscana. Lui è ancora del Pd ma sulla storia del Monte «la penso come Monti», dice. E invita D’Alema a un confronto pubblico sul rapporto tra il partito e la banca nell’ultimo mezzo secolo («da Luigi Berlinguer in poi…»). Alfredo Monaci, invece, vuol rassicurare Monti: «Sul casellario giudiziale non troverete niente». Su Giuseppe Mussari, però, glissa: «È in difficoltà , cristianamente sarebbe come sparare sulla Croce rossa. Ma verrà  il tempo dell’accertamento delle responsabilità , di chi le ha avute e di chi non le ha avute. Aspettiamo».

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