Il «manifesto» di Confindustria: obiettivo crescita al 2%

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Ma «manifesto» è già  un sostantivo al di sotto delle ambizioni (e delle promesse) di Viale dell’Astronomia. Quello che gli uomini di Giorgio Squinzi stanno preparando è un vero e proprio programma di governo economico. Dalle privatizzazioni al costo del lavoro, dal Fisco alla riforma delle competenze attribuite alle Regioni, quanto alla fine uscirà  dall’associazione degli imprenditori non sarà  â€” giurano — «il solito libro dei sogni». C’è la consapevolezza che le politiche di rigore sono state necessarie, che non si possono buttare a mare i sacrifici fatti dagli italiani nell’ultimo anno e di sicuro non del tutto archiviati con il 2012. Perciò, se a maggior ragione oggi l’imperativo è «crescere», altrettanto obbligatoria è la concretezza. Dunque sì: Confindustria indicherà  ai partiti le misure che ritiene necessarie. Per ognuna, però, calcolerà  il costo e segnalerà  le relative coperture. In modo che possano essere immediatamente applicabili. E avendo insieme, come punto di riferimento, l’impatto sul Prodotto interno lordo.
Il quadro di massima c’è già . Non è un lavoro partito ieri: il meccanismo l’ha messo in moto un comitato di Presidenza riunito volutamente in sordina, di domenica. Era il 2 dicembre e nessuno immaginava che meno di una settimana dopo Mario Monti si sarebbe dimesso. Anche gli imprenditori, però, cominciavano a preparare la strategia per elezioni che in ogni caso non sarebbero andate oltre maggio. Poi la politica è precipitata, la corsa alle urne è partita di fretta, Confindustria ha a sua volta accelerato. Squinzi e il direttore generale, Marcella Panucci, hanno messo sotto l’Ufficio studi, chiesto contributi a tutte le aree della struttura, sollecitato categorie e territorio. Ne è uscita una «bozzaccia», come qualcuno la chiama, che ieri è stata discussa in un lunghissimo comitato di Presidenza. Prima scrematura. Adesso, fase finale. Due settimane di lavoro stretto per arrivare entro il 22-23 gennaio — le date di giunta e direttivo — a forma e contenuti definitivi. Pronti per la presentazione pubblica e il confronto con i partiti. In tempi di «Agende», chiamiamo pure anche questa allo stesso modo. La «bozzaccia» che diventerà  l’«Agenda» economica di Confindustria guarda all’intera legislatura e per i cinque anni fissa tre obiettivi-base: crescita al 2%, rapporto debito-Pil al 100%, ritorno del peso del manifatturiero dal 16% al 20%. E fin qui, saremmo al «libro dei sogni» da cui Viale dell’Astronomia dice di voler stare lontana. Essenziali saranno dunque le misure, le coperture e l’impatto sul Pil. Alcuni interventi, anticipati ieri dal Messaggero, sono confermati: vedi il piano di privatizzazioni da 60 miliardi in aggiunta ai 90 già  previsti dal governo (indiscrezioni confindustriali parlano di dismissioni del patrimonio degli enti locali). Altri sono invece ancora sospesi. L’incremento di un punto delle aliquote Iva oggi al 4% e 10%, per dire, non convince. Non farebbe infuriare solo il mondo del commercio: la stessa Confindustria sta ancora calcolando l’impatto sui consumi. E se è certo che non metterà  il timbro su misure ulteriormente depressive, di sicuro sul Fisco l’imperativo è questo: tagliare, ovvio, ma anche — intanto — spostare il «faro» dalle persone alle cose.
Raffaella Polato


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