Il «grande successo» di un Paese allo stremo

by Sergio Segio | 30 Gennaio 2013 8:08

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Ok, si è vero, gli spread sono scesi ovunque, si dice sia la strategia della Banca Centrale Europea, però si diceva anche, quando erano alti, che i «mercati» diffidavano di quei paesi considerati potenziali insolventi. Oggi il Portogallo, dal punto di vista dei fondamentali, è ancora più insolvente di prima eppure, magie delle magie, la scorsa settimana è tornato sui «mercati» ed è riuscito a piazzare ben due miliardi e mezzo del suo debito, con una domanda che ha superato di 4 volte l’offerta e un tasso di interesse intorno al 5%.
Com’è che adesso i gelidi e razionali uomini che operano sui mercati adesso hanno fiducia in un paese tanto fragile? Mah!? Un grande fremito percorre tutto il paese, si ha voglia di tornare alla normalità , a uscire il più in fretta possibile dai programmi definiti dai Memorandum concordati con la Troika, tanto oramai ci sono quelli stabiliti nel quadro dell’unione monetaria, ma questo è un altro discorso.
Se non fosse drammatico, sarebbe buffo, quasi una commedia a lieto fine. Appena una settimana fa si parlava di «rifondare lo stato», ovvero di demolire lo stato sociale, licenziare 100 mila dipendenti pubblici e di ritoccare qui e là  tasse e tariffe. Sembrava addirittura che i 78 miliardi concessi a suo tempo dalla Troika non sarebbero stati sufficienti e che quindi sarebbero stati aggiunti tre miliardi.
La sensazione è che la strategia sia quella di fare del Portogallo «un caso di successo» costi quel che costi. Forse sarebbe più corretto chiamarlo accanimento terapeutico, visto lo stato comatoso dell’economia reale, ma a settembre in Germania ci saranno le elezioni e se l’epilogo del «caso» portoghese fosse «positivo» sarebbe una bel colpo per i pasdaran del monetarismo feroce.
Insomma diciamocela tutta, il Portogallo è un paese periferico, considerato da molti come un posto pittoresco: le sue trattorie a poco prezzo, le vecchiette vestite di nero e i tram che ci riportano a un lontano passato, ma chi mai andrà  a controllare quanti sono quelli che non mangiano, che non hanno una casa, che molto semplicemente non hanno un futuro?
Sono molti gli indizi ci confermano l’ipotesi «successo». Sul versante non Fmi della «troika» spira un buon vento, la commissione europea si è mostrata disponibile alla richiesta fatta dal ministro delle Finanze Vitor Gaspar di concedere una dilazione dei pagamenti e, forse, una riduzione dei tassi di interesse, insomma sta valutando la possibilità  di accettare una ristrutturazione del debito, ma questo non si può dire perché poi occorrerebbe anche dire che la terapia ha fallito. Per il Fondo Monetario, detentore di 1/3 del debito, si vedrà  più in là , per il momento accontentiamoci.
È sbalorditivo poi come una ben oliata macchina della propaganda riesca a trasformare brutte notizie in buone. Intanto perché comunque la nuova emissione di debito ha un tasso di interesse superiore a quello preteso dalla Troika, poi perché è pur sempre debito che si somma ad altro debito e poi perché, se stiamo bene a guardare, il grande successo del governo altro non è che una remunerativa partita di giro: la Bce presta alle banche e le banche comprano il debito portoghese che, attualmente, è quello che offre i tassi più vantaggiosi (in Italia emissioni a cinque anni sono vendute intorno al 3%).
Sia come sia, per noi comuni mortali l’unico cambiamento che si intravede all’orizzonte è un ulteriore peggioramento delle condizioni di vita.

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