Il caso Passera agita i centristi E lui rilancia: ecco la mia agenda

by Sergio Segio | 8 Gennaio 2013 7:41

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ROMA — Da Palazzo Chigi non arrivano commenti ufficiali all’intervista di Corrado Passera al direttore del Corriere Ferruccio de Bortoli, ma tra le mura della presidenza del Consiglio gira una battuta che racconta il clima: «Mai fare arrabbiare un bocconiano dicendogli che ha sbagliato…». Di certo non è stato piacevole per Mario Monti leggere in prima pagina che uno degli uomini più rappresentativi della squadra di governo giudica la sua agenda «un’occasione persa». Rimproverandogli, tra l’altro, di non aver avuto «il coraggio» di dar vita a una lista unica.
Dopo la separazione dai centristi Passera rompe il silenzio, lancia la sua «controagenda» e inaugura l’account @corradopassera su Twitter, dove si racconta come «Papà  di Sofia, Luigi, Luce e Giovanni. Marito di Giovanna. Amante dell’Italia. Ministro della Repubblica». Alle 21 di ieri i follower erano quasi 9.000 e i tweet oltre venti, ma niente faccine o esclamazioni tipo il «wow!» di Monti.
Il ministro assicura che il rapporto personale con il capo del governo «non è mai venuto meno» e dice che mai si candiderebbe contro il Professore. Tanto che ieri alle 17 c’è chi lo avrebbe visto dirigersi verso lo studio del premier. «Si parlano, cercano di capirsi…», confermano i contatti dall’ufficio stampa di Palazzo Chigi. Eppure il ritorno in campo dell’ex ad di Intesa San Paolo ha dato voce a ipotesi meno pacifiche. Un passaggio imminente con il Pdl? «Non siamo interessati e credo non lo sia neanche lui», smentisce Berlusconi. Con il Pd, allora? Gad Lerner sul suo blog ci ricama su: «Supertecnico Passera offresi a Bersani per il dopo—Monti». In realtà  il ministro non sembra alludere a un possibile passaggio con il Pd, mentre conferma il grande freddo con Montezemolo, Riccardi e Casini. Li cita lui stesso, in quest’ordine, ricordando come nella riunione del 28 dicembre dalle suore di Sion fu la loro posizione a prevalere: «Ho preso atto e me ne sono tirato fuori, ma non farò mancare il mio sostegno a Monti».
Chi non gradisce la citazione è il leader dell’Udc, che su Canale 5 replica aspro «il meglio è nemico del bene». All’ex presidente della Camera non sarebbe piaciuto «chi, sprezzante di ciò che esiste, avesse imposto una lista unitaria che si mangiasse storie, persone». Se avesse vinto la sua linea, Passera avrebbe inaugurato «una nuova versione dell’uomo solo al comando». Insomma, Casini insinua quel che molti tra i centristi pensano, e cioè che il ministro abbia rinunciato a candidarsi perché voleva essere lui a capeggiare il movimento.
Roberto Rao respinge come «ingeneroso l’attacco all’agenda Monti e legge, tra le righe dell’intervista, l’ammissione che «la sua posizione era rimasta isolata e che non c’è stato nessun complotto». C’è poi chi racconta di una «forte gelosia» nei confronti di Andrea Riccardi, che negli ultimi tempi ha scalato molte posizioni diventando una delle persone più ascoltate dal premier, anche sulle liste elettorali. Il commento ufficiale di Italia futura è che «l’intervista è un contributo di cui far tesoro», anche se «la strada è quella scelta dal presidente Monti». Ma con Montezemolo i rapporti si sono guastati e sembra che ieri il presidente della Ferrari sia rimasto sorpreso per il tempismo di Passera. Perché — si osserva nell’entourage dell’ex leader di Confindustria — quando Monti ha reso noto il suo programma il ministro era «motivatissimo», mentre ora dice che l’agenda del premier doveva essere più coraggiosa? Il coordinatore politico Carlo Calenda si limita a dire che nella squadra di Montezemolo «si dava per scontata la collaborazione con lui, ma Passera ha scelto diversamente».
Cosà  farà , adesso? «Ho ricominciato daccapo tante volte e sono pronto a rifarlo. Voglio dare un contributo a questo Paese». Il come «si vedrà », ma intanto Passera apre al partito Fare: «L’iniziativa di Oscar Giannino e Fermare il declino non possono non far parte del cambiamento che vogliamo». E Giannino, sempre via Twitter, ricambia l’endorsement: «Ha ragione da vendere, l’agenda Monti non va davvero…».

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