Il bottino Imu salva le entrate la crisi abbatte il gettito dell’Iva

by Sergio Segio | 8 Gennaio 2013 8:53

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ROMA — L’Imu, la tassa al centro della campagna elettorale, e che quasi tutti gli schieramenti vogliono abolire o almeno modificare, traina il gettito fiscale dell’anno appena concluso. Il ministero dell’Economia ieri ha certificato che la prima rata di giugno 2012 ha permesso di raccogliere circa 10 miliardi, di questi 5,9 sono andati ai Comuni e circa 4 allo Stato. Il bottino dell’Imposta municipale sugli immobili a fine anno sarà  ben più alto: se si calcola anche il saldo di dicembre si raggiungono tra i 23 e i 24 miliardi, circa 2-3 miliardi in più rispetto alle stime del governo Monti contenute nel decreto «Salva Italia» varato poco più di un anno fa. Tirate le somme dell’intero gettito della tassa sulla casa circa 14,8 miliardi sono stati incassati dai Municipi e 8,4 dallo Stato.
In una situazione che la nota di Via Venti Settembre definisce di «marcato deterioramento del ciclo economico», il gettito dell’Imu ha contribuito a sostenere le entrate che, nonostante la crisi, nel 2012 sono aumentate di 13,7 miliardi, pari al 3,8 per cento, per un totale di 378 miliardi. A testimoniare il malessere dell’economia spicca il risultato dell’Iva, imposta che sconta amaramente il calo dei consumi, e che lascia sul terreno l’1,8 per cento rispetto all’anno precedente, mentre anche lotto e giochi sono in calo di oltre il 6 per cento. Tuttavia, come sottolinea il comunicato del Tesoro, ad incrementare il gettito hanno contribuito anche le imposte sulle rendite finanziarie, bolli sui conti correnti e attività  «scudate» introdotte lo scorso anno che in totale hanno consentito di raccogliere 8,7 miliardi, circa 3 miliardi in più rispetto al 2011, con un crescita del 55 per cento. Si segnala anche la tassa sui ricchi introdotta da Berlusconi e Tremonti nell’agosto del 2011: il contributo di solidarietà  sui redditi oltre i 300 mila euro ha dato un gettito di 259 milioni.
La colossale operazione Imu ha visto nel 2012 il ritorno delle tasse sulla prima casa, la rivalutazione del 60 per cento delle rendite catastali e il salasso sulla seconda casa (con l’ aumento delle aliquote base rispetto alla vecchia Ici). In poche parole gli italiani hanno dovuto sborsare per la prima casa in media 278 euro (con una aliquota media calcolata al 4,23 per mille) e per la seconda hanno pagato 745 euro con una aliquota media, valutata dalla Uil servizio politiche territoriali, nell’ 8,78 per mille. Cifre medie che nei grandi centri sono diventate una vera e propria stangata: basti l’ esempio di Roma dove in media per la prima casa si è pagato 639 euro e Milano dove l’ abitazione dove si vive è costata di tasse 428 euro in media.
I Municipi, a corto di risorse, non hanno esitato a sfruttare la possibilità  di aumentare le aliquote Imu: ben un comune su tre ha aumentato la prima casa, e uno su due quella per la seconda. Pochissimi Comuni, solo 500, hanno diminuito l’ aliquota per la prima casa. Pressione in aumento anche grazie all’incasso delle addizionali Irpef : in 11 mesi il gettito è stato di 51,5 miliardi, con un incremento dell’8 per cento (+3,8 miliardi). Nel dettaglio, l’addizionale regionale Irpef arriva a 9,8 miliardi di gettito (+2,1 miliardi, pari a +27,7 per cento). Il gettito dell’addizionale comunale raggiunge i 2,9 miliardi (+288 milioni, pari a +10,8 per cento).

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