Il blitz del «socio» Grillo Duello sui soldi con Profumo

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SIENA — Un ciclone nel ciclone. L’intervento di Beppe Grillo all’assemblea straordinaria di Monte dei Paschi ha calamitato l’attenzione non solo dei media, ma della città  intera. Uno sguardo veloce e ironico ai giornali e una passeggiata dal centro alla sede dell’istituto: inizia così la giornata del leader Cinque Stelle. Per strada, risponde alle domande di qualche cronista e raccoglie l’incitamento dei passanti.
C’è chi lo ferma cercando parole di incoraggiamento. E chi si ferma mentre è alla guida per fotografarlo con il proprio smartphone. «Non so cosa dirò, improvviserò», afferma Grillo. «Questo è uno scandalo degno del caso Parmalat più la giungla di Tangentopoli insieme», ripete. «Altro che Fiorito, Lusi: questi sono poca cosa». «Sono come quelle vespe che pungono lasciando l’uovo all’interno, che si schiude: il piccolo poi smembra la vittima da dentro, lasciandola in vita», spiega lo showman. E ancora: «Te lo ricordi Fassino che dice “Abbiamo una banca”? Forse adesso dice abbiamo una bancarotta». Fuori dall’istituto Grillo viene accerchiato dai media. Poco più in là  un drappello di lavoratori con bandiere della Lega Nord e di Rifondazione. Cori di protesta verso Mps dai manifestanti, mentre Grillo spiazza tutti, invocando un montiano che non ti aspetti: «Perché non hanno mandato qui Enrico Bondi? Ha risanato un’azienda come Parmalat, ha lavorato bene, in silenzio. Hanno mandato invece uno che è cresciuto a pane e Pd». È il preludio dello scontro (verbale) con Alessandro Profumo.
Grillo, giacca blu e camicia, è il primo a parlare dopo il manager in assemblea. E con toni pacati affonda il colpo: «Vedo una ostentata calma della presidenza. Io vengo da Genova come il dottor Profumo, conosco benissimo il dottor Profumo, la vita che ha fatto: era un ex casellante, si è fatto da solo — racconta —. Ma è una persona inadatta a gestire questa situazione: è indagato per frode fiscale».
Poi rincara: «Questa banca è stata politicizzata, è entrato un partito, il Pd, ex Ds hanno pian pianino spolpato una azienda che prima del ’95 aveva un valore di 20 miliardi di euro, ora siamo sotto i due». Quindi il siparietto con Profumo: «Se la presidenza avesse avuto un comportamento corretto avrebbe dovuto aprire una commissione, chiamare tutti i segretari del Pd dal ’95 ad oggi, fargli delle domande sul perché qui abbiamo un buco di 14 miliardi di euro», dice Grillo. «Poi mi dirà  dove ha recuperato la cifra, non abbiamo assolutamente questo buco», lo interrompe il manager. «Se non saranno 14 saranno 13,8», ribatte serafico il leader Cinque Stelle. E lo show continua. «Mussari non sa nulla di banche». Applausi in sala. Grillo, da mattatore, cerca il crescendo finale: «Qui siamo in una distorsione dove un partito è diventata una banca e una banca è diventata un partito. Devono tirare fuori questi soldi — conclude —. Devono essere processati dall’opinione pubblica, dai risparmiatori e dai lavoratori, che non devono rimetterci una lira e nemmeno il posto di lavoro.
Più tardi arriva l’ulteriore replica del banchiere: «A Beppe Grillo dico che un minimo capisco il mestiere: l’ho fatto per tanti anni e sono stato ritenuto adatto dall’assemblea del Monte. Farò di tutto per consentirgli di ricredersi».
Intanto il leader Cinque Stelle è di nuovo in strada. Con una troupe tv ironizza: «Ogni volta che Bersani va in tv, il Pd perde due punti percentuali e noi prendiamo un milione di voti». Si concede una foto-ricordo davanti alla sede senese di Equitalia. Molti lungo la via lo salutano, dalle auto di passaggio o dalle finestre. E lui scherza: «Mi sembra di essere tornato ai tempi in cui facevo Fantastico».


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