I NIPOTI DI MUBARAK
La condanna è ancora più ferma se si pensa alle pratiche che la polizia greca adotta nei confronti degli immigrati clandestini, più volte denunciate da chi le ha subite come tra le peggiori anche nel rapporto con quelle, non certo rispettose, dei paesi di provenienza. La condanna di Hrw segue, a meno di un anno di distanza, quella della Corte Europea dei diritti umani di Strasburgo che condannò l’Italia all’unanimità per aver violato, con i respingimenti verso la Libia nel 2009, l’articolo 3 della Convenzione sui diritti umani, quello sui trattamenti degradanti e la tortura.
Allora il governo dichiarò che le sentenza andava rispettata, anche se l’ex ministro Maroni la stigmatizzò come «incomprensibile picconata del buonismo peloso», riducendone la portata a «sentenza politica di una corte politicizzata». Eppure da allora nulla è veramente cambiato nell’atteggiamento complessivo del nostro paese, dato che la legge guida, la Bossi-Fini, è sempre valida e, benché il reato di clandestinità sia decaduto, l’impianto repressivo rimane lo stesso.
Molto significativa, a questo proposito, è la denuncia di Hrw rispetto all’accessibilità dei luoghi di sbarco da parte delle Ong umanitarie preposte per mandato al rispetto delle varie Convenzioni sui Diritti Umani, e dunque a dare assistenza ai richiedenti asilo o ai minori. Qui il rapporto denuncia la non agibilità delle Ong che, di fatto, non hanno accesso ai richiedenti asilo né ai minori, la cui gestione, del tutto arbitraria, resta nelle mani delle forze dell’ordine che non mettono in contatto, come invece sarebbe dovuto, il migrante con chi può fornirgli assistenza legale o psicologica.
Su questo punto si apre un capitolo che il rapporto non analizza, ma che resta tragicamente di attualità , e cioè i fondi per le strutture che assicurano l’assistenza ai migranti richiedenti asilo o ai minori stranieri.
Ciò che il rapporto non dice, dunque, e che il nostro paese ha da qualche tempo esaurito i fondi, gestiti normalmente dai livelli locali, per questo genere di assistenza e che dunque, non solo assistiamo alle violazioni palesi che espongono l’Italia alle condanne internazionali, ma si mettono gli enti locali in condizioni di non poter assicurare più quel poco di assistenza sino ad ora realizzata.
Anche se il rapporto di Hrw si focalizza sui respingimenti verso la Grecia, dunque, possiamo facilmente prevedere che la mutata situazione africana, dopo la destabilizzazione della Libia e oggi del Maghreb, attirerà una massa importante di richiedenti asilo e di minori verso l’Europa, e dunque verso le nostre coste.
Non a caso il rapporto si chiude con alcune richieste circostanziate, tra cui il sospendere immediatamente le riconsegne sommarie verso la Grecia, assicurare ai minori le adeguate tutele, l’accessibilità per le organizzazioni non governative autorizzate a tutti i migranti. Sono, in realtà , richieste che dovrebbero essere già tra le pratiche previste dalle Convenzioni internazionali, ma che evidentemente sono ampiamente disattese. Chissà se nel dibattito elettorale i diritti dei minori stranieri troveranno spazio.
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