I mercati puntano sulla ripresa mondiale

by Sergio Segio | 13 Gennaio 2013 8:46

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New York. Nel gergo di Wall Street siamo di fronte ai segni premonitori di una Grande Rotazione. Il neologismo dilaga da qualche giorno sulle colonne del Wall Street Journal, New York Times, Financial Times. La chiamano una svolta, addirittura, “generazionale”. Rotazione dal pessimismo all’ottimismo (per i profani), dai bond alle azioni (per gli investitori). Gli spostamenti di questo inizio 2013 sono ancora embrionali.
Ma hanno già  dimensioni considerevoli. Nei 9 giorni lavorativi in cui le Borse sono state aperte dal Capodanno, più di 22 miliardi di dollari si sono rovesciati sugli acquisti di azioni. La parte del leone l’ha fatta Wall Street con 10,4 miliardi investiti in azioni Usa. Poi vengono i mercati emergenti: 7,4 miliardi di investimenti dall’inizio dell’anno. Per le Borse emergenti questo è il volume massimo di acquisti da quando questi flussi vengono misurati con precisione (indice Epfr, anno 1996). Per il mercato americano è un record ineguagliato dal 2007 (vigilia della crisi). Solo l’Europa per ora resta ai margini, con investimenti che languono sotto il miliardo di dollaro. Eppure qualche speranza s’intravede anche per il Vecchio continente.
Che cosa c’è dietro questa ventata di fiducia? Tre buone notizie dalle tre maggiori economie del mondo. Negli Usa l’accordo realizzato da Barack Obama con il Congresso, scongiurando il “precipizio fiscale”, equivale nella lettura dei mercati a una manovra di stimolo per la crescita pari a 4.000 miliardi di dollari in dieci anni. à‰ un ragionamento un po’ arzigogolato, visto che quei 4.000 miliardi sono prevalentemente una “mancata stangata” rispetto allo scenario-catastrofe: sta di fatto che gli investitori hanno deciso di vedere il bicchiere mezzo pieno. La seconda economia più grande, la Cina, accelera il suo ritmo di crescita anche grazie alla vigorosa ripresa delle esportazioni. Con grande sorpresa, una buona notizia arriva anche dal numero tre mondiale, il Giappone. Il neoeletto premier Shinzo Abe ha varato a gran velocità  una manovra di investimenti pubblici in infrastrutture da 90 miliardi di euro. Ancora più importante è la svolta nella politica monetaria di Tokyo: la banca centrale si prepara a “fabbricare inflazione” fissando un obiettivo di aumento dei prezzi forzato, per stimolare la crescita. La Banca del Giappone unisce così le sue forze alle politiche eterodosse di altre banche centrali, Federal Reserve in testa, che cercano di rianimare la crescita.
La Grande Rotazione che occupa l’attenzione di Wall Street, è la conseguenza di questo ribaltamento di scenario. Con il prevalere dell’ottimismo, molti investitori istituzionali stanno “ruotando” la composizione dei loro portafogli. Alleggeriscono la parte di bond e incrementano la quota in azioni. I bond, soprattutto i titoli di Stato delle nazioni considerate più solide (Usa, Giappone, Germania), sono stati a lungo un bene-rifugio per mettere i risparmi al riparo da recessioni e default. Non solo dall’inizio della crisi del 2007, ma anche prima, il mondo ha attraversato un’onda lunga favorevole ai bond. Per questo alcuni esperti parlano di “svolta generazionale”. Potrebbe aprirsi in questo inizio 2013 una fase nuova. La fine del Toro per i bond, l’inizio di un lungo periodo di Orso in cui obbligazioni e titoli di Stato perderanno valore. Specularmente, per gli investitori il mercato prediletto diventerebbe quello azionario. Questi fenomeni finanziari, se confermati, sarebbero il riflesso di cambiamenti nell’economia reale. Il partito degli ottimisti infatti vede già  profilarsi all’orizzonte di medio termine un periodo di crescita tale che le banche centrali dovranno rialzare i tassi d’interesse. Se salgono i tassi, e con loro i rendimenti sui bond di nuova emissione, automaticamente perdono valore i bond che sono già  in circolazione e rendono meno, talvolta pochissimo. Come ogni passaggio d’epoca, anche la Grande Rotazione se sarà  confermata avrà  i suoi vincitori e perdenti. Ai guadagni dei mercati azionari corrisponderebbero perdite per chi ha tuttora grossi portafogli pieni di titoli di Stato: per esempio tanti fondi pensione. La buona notizia per l’Italia, è che i titoli pubblici emessi nei periodi di maggiore paura, coi loro tassi altissimi stanno ancora regalando ai possessori dei guadagni in conto capitale: lo spread scende, il valore dei vecchi bond sale. La buona notizia per l’Europa tutta intera, è che una convergenza di riprese tra Usa, Cina e Giappone finirebbe per trainare anche le esportazioni dal Vecchio continente.
Come tutte le profezie, la Grande Rotazione ha i suoi detrattori. L’economista Robert Shiller di Yale vede già  adesso in America delle quotazioni azionarie che sfiorano la bolla speculativa, con un indice prezzi/rendimenti a quota 22,6 per il listino S&P500 contro una media storica di 16,5. Basterebbe una stagione di profitti deludenti per raffreddare gli entusiasmi verso le azioni? Altre incognite, come sempre, possono venire da eventi esterni all’economia: un conflitto in Medio Oriente, o l’inasprirsi della tensione politica fra Cina e Giappone. C’è anche un partito di scettici che considera l’euforìa attuale come un risultato delle politiche di moneta facile inaugurate dalla Federal Reserve e imitate da altre banche centrali. Un primo test sulla solidtà  di questa fiducia lo avremo qui negli Stati Uniti fra un mese e mezzo, quando Obama affronterà  di nuovo il Congresso, per ottenere l’autorizzazione al rialzo del debito pubblico (16.000 miliardi di dollari).

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