by Sergio Segio | 25 Gennaio 2013 7:15
ROMA — Dopo il tonfo di mercoledì e le accuse della Banca d’Italia sulla documentazione che sarebbe stata tenuta nascosta da Giuseppe Mussari, il titolo Monte dei Paschi ha archiviato un’altra giornata di passione in Piazza Affari dove ha chiuso in ribasso dell’8,2% tra scambi monstre che hanno riguardato il 7% del capitale. Lo scandalo dei derivati che travolto la banca senese portando alle dimissioni dalla presidenza dell’Abi Giuseppe Mussari, ex numero uno di Rocca Salimbeni, ha infiammato la campagna elettorale e acceso un faro su vigilanza e controlli. I toni della giornata si sono andati via via riscaldando. «Non è un fulmine a ciel sereno, sappiamo da un anno che la banca è in una situazione problematica. Non ho evidenza di problemi simili in altre banche. Sui controlli dico soltanto che spettano a Banca d’Italia» aveva affermato, in mattinata il ministro dell’Economia, Vittorio Grilli. Dichiarazioni che sono state interpretate come un attacco alla Banca d’Italia.
In una giornata ad alta tenzione, la misura della questione Mps la trova il capo dello Stato, Giorgio Napolitano. «È una vicenda grave, bisogna occuparsene». «Io ho fiducia nella Banca d’Italia che se ne sta occupando», ha scandito Napolitano a Torino per la messa in ricordo di Gianni Agnelli. Così nel pomeriggio, il portavoce del Tesoro ha tenuto a sottolineare che non c’è stato «nessun attacco alla Banca d’Italia» da parte del titolare di via XX Settembre (al dicastero, peraltro, compete la sorveglianza sulle fondazioni). E che «i rapporti del ministro del Tesoro con il governatore e con l’Istituto non sono ottimi, sono eccellenti».
Il premier Monti è intervenuto da Davos assicurando, in una telefonata al presidente della Camera Gianfranco Fini, che il governo, nella persona del ministro Grilli, riferirà in Parlamento. E ha difeso l’operato della Banca d’Italia, allora presieduta dall’attuale numero uno della Bce, Mario Draghi: «Non si può parlare di fallimento della supervisione bancaria».
Il Tesoro comunque ha voluto sottolineare in una nota ufficiale che «ad oggi», la sottoscrizione dei cosiddetti Monti bond «non è avvenuta, perché non si sono ancora verificate alcune delle condizioni necessarie per completare l’operazione». In particolare, «occorre in primo luogo l’adozione da parte dell’assemblea degli azionisti di Mps, convocata per oggi venerdì 25 gennaio, della delibera che delega il consiglio di amministrazione ad effettuare l’aumento di capitale». In secondo luogo, ci vuole «il parere della Banca d’Italia che dovrà pronunciarsi, tra l’altro, sull’adeguatezza patrimoniale attuale e prospettica dell’Istituto di credito».
Monti ha bollato il riferimento all’ipotesi che la tassa Imu finanzi il salvataggio di Mps come una «confusione creata per evidenti ragioni». Paradossalmente gli ha dato ragione lo stesso Silvio Berlusconi che è arrivato a sostenere che se entità del prestito e ricavi della tassa sulla casa sono equivalenti è solo per una «coincidenza». Mps, ha aggiunto candidamente Berlusconi, che ne è il primo correntista, è una banca a cui «voglio bene». Il presidente del Consiglio di sorveglianza di Intesa Sanpaolo, Giovanni Bazoli, ha rassicurato sul fatto che «il caso non consente assolutamente generalizzazioni: il sistema bancario è sano». E il nuovo presidente dell’Abi va trovato «subito».
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