Generali, niente tagli ai privilegi
Mentre organici e bilanci della Difesa subiscono tagli drastici, questa casta con le stellette continua ad allargarsi. Per il prossimo anno, l’aumento sarà del 21 per cento, con altri 74 milioni di euro di costo. Ormai il peso di questa voce nei conti delle Forze Armate è diventato impressionante: nel 2013 serviranno ben 431 milioni di euro.
L’ausiliaria è un residuato bellico: venne introdotta ai tempi della Guerra Fredda per creare una riserva di ufficiali da richiamare in caso di conflitto. Oggi però non ci sono invasioni sovietiche da fronteggiare, né soldati di leva da mobilitare, ma è sopravvissuta l’indennità concessa ai vertici perché non accettino altri incarichi e restino a disposizione delle istituzioni. Così come la prassi di lasciare questo costo, comprensivo di pensione, nel bilancio della Difesa. E intanto la spesa si dilata: nel 2008 pesava per 231 milioni di euro, che sono praticamente raddoppiati nel giro di cinque anni.
Nella sua riforma della previdenza, il ministro Elsa Fornero ha tentato di sopprimere l’indennità , ma la discussione non è arrivata a nessuna conclusione. In compenso la prospettiva di un’abolizione, secondo diversi analisti, ha intensificato la corsa alla riserva. Perché la possibilità del beneficio è offerta anche a marescialli, capitani, e altri gradi. E se almeno per l’Esercito i generali in ausiliaria nel 2013 dovrebbero calare da 23 a 18, rischia di farsi sentire il peso di tutti i graduati di livello inferiore, che in quanto tali avranno anche indennità molto più basse.
D’altronde i ranghi delle forze armate oggi contano un numero spropositato di alti ufficiali: c’è un generale ogni 381 militari. Il censimento del 2010 ne evidenziava ben 480, mentre la Germania ne ha poco più di duecento. Inoltre nei ranghi si contano oltre 2.300 colonnelli, destinati quasi tutti alla promozione, spesso in maniera esclusivamente formale: molti indosseranno i gradi solo alla vigilia del pensionamento, in modo da assicurarsi però il diritto all’ausiliaria.
La questione ha anche un altro aspetto. Visto che esiste questa massa di personale stipendiato proprio per non accettare altre mansioni, perché le istituzioni non lo sfruttano? Dai compiti nella Protezione civile – i più vicini alla formazione specifica dei militari – agli incarichi di commissario governativo nei comuni o in altre strutture, fino ad altri ruoli di cui la pubblica amministrazione ha bisogno. Oggi la beffa è doppia: diamo soldi a personale comunque esperto e qualificato perché resti a disposizione dello Stato e poi si rinuncia a utilizzarlo.
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