by Sergio Segio | 9 Gennaio 2013 11:23
Il sindacato aveva contestato la pubblicità in cui McDonald’s si «autocelebra» spiegando che l’80% dei suoi 16 mila dipendenti è a tempo indeterminato e che nei prossimi tre anni assumerà 3 mila persone. La Filcams Cgil aveva detto che se questi dati sono veri, è però anche vero che l’80% dei lavoratori della catena ha orari part time spesso brevi e spezzettati, e in moltissimi casi non per propria scelta. Il che praticamente fa di loro dei «precari».
La polemica tiene banco da tre giorni, e ieri è intervenuto, per la seconda volta, anche l’amministratore delegato di McDonald’s Italia, Roberto Masi, che a Radio 24 ha detto: «La Cgil è antistorica, fuori dal presente. Avrei preferito un atteggiamento più lungimirante come ad esempio, saliamo a bordo e vediamo come gestire al meglio le 3000 assunzioni».
Tornando alle parole della ministra Fornero, così ha spiegato la sua affermazione: «Mi piacciono tutti gli imprenditori che cercano fattivamente di creare posti di lavoro, tutti preferiscono un lavoro a tempo indeterminato ma le circostanze sono difficili ed è difficile che gli imprenditori, in una situazione di grande incertezza, assumano con questa forma».
La Cgil resta polemica nei confronti del colosso del panino, e ieri ha criticato anche le parole di Fornero: «Stupiscono le reazioni sproporzionate sollevate dalle nostre critiche – dice Franco Martini, segretario generale Filcams Cgil – Non abbiamo criticato le assunzioni previste da Mc Donald’s, che abbiamo ritenuto al contrario “un dato indiscutibilmente rilevante”. Piuttosto abbiamo lanciato una sfida all’azienda: rendere compatibile la flessibilità richiesta dal settore della ristorazione, con il diritto al lavoro stabile e qualificato, quello che rende possibile progettare una esistenza, trovando le soluzioni idonee nell’organizzazione del lavoro, come abbiamo fatto in tante altre imprese». «Stupisce – conclude il segretario Filcams Cgil – che un ministro della Repubblica possa ridurre la propria funzione nel dire che il poco è meglio del nulla, come se accontentarsi rappresentasse l’unico orizzonte possibile».
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