Finmeccanica accelera la vendita di Ansaldo energia

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MILANO — Può capitare che la bocciatura da parte delle agenzie di rating si trasformi in un aiuto piuttosto che nella solita bocciatura da parte del mercato. Tutto questo potrebbe accadere per Finmeccanica: la società  controllata al 32,4 per cento dal Tesoro ha trovato un assist alla sua campagna di dismissioni per la riduzione del debito in Standard& Poor’s. Un ausilio prezioso a poche ore dal cda in cui – anche senza prendere decisioni ufficiali – si capirà  quale nuovo padrone potrà  issare la sua bandiera su Ansaldo Energia, gioiellino delle tecnologia italiana. Con la certezza che, entro febbraio, batterà  bandiera coreana.
Ma andiamo con ordine. Zavorrata per 4,5 miliardi di indebitamento finanziario (al 30 settembre scorso), Finmeccanica ha varato un piano di dismissioni per le attività  che il management considera non strategiche. O meglio: cede attività  nel settore energia e trasporti per concentrarsi nelle attività  che l’amministratore delegato Giuseppe Orsi ha indicato come a maggior sviluppo nei prossimi anni: difesa e sicurezza.
Il piano cessioni – mai contestato dall’azionista Tesoro, fanno notare dalla società  – prevede la vendita di Ansaldo Energia, Ansaldo Breda e Ansaldo Sts. Nonché della partecipazione (pari al 17% del capitale) di Avio: quest’ultima operazione è l’unica già  andata in porto, dopo il passaggio delle quote alla multinazionale General Electric, anche se ancora sottoposta al vaglio delle autorità  Antitrust di Bruxelles.
Ma proprio domani potrebbe avvenire un passaggio decisivo per la cessione di Ansaldo Energia, uno dei leader mondiale nella progettazione e costruzione di centrali elettriche, di cui Finmeccanica detiene il 55 per cento dopo aver venduto l’altro 45% un anno fa agli americani del fondo First Reserve, sempre per questioni di bilancio. Orsi presenterà  al cda gli ultimi aggiornamenti sulle offerte arrivate alla società . Tramontata l’ipotesi di una cordata italiana che rilevasse un 30% delle azioni (proposta bocciata da Finmeccanica) e sfumata l’ipotesi Siemens (perché considerato un diretto concorrente che poteva essere interessato solo alla quota di mercato) sono rimaste le società  coreane Doosan e Samsung. Finmeccanica avrebbe chiesto ai due colossi asiatici di accelerare nell’offerta per chiudere la trattativa entro febbraio.
A sostegno, è arrivata venerdì scorso la bocciatura da parte di Standard&Poor’s del rating di Finmeccanica. Un documento in cui si fa notare, non tanto la riduzione del rating da «bbb- con outlook negativo a bb+ con outlook stabile», quanto la motivazione: «Il prolungarsi dei tempi relativi all’esecuzione del piano di dismissioni ». Tanto è vero che con un comunicato Finmeccanica si è premurata di confermare i tempi del piano di cessioni. Orsi vorrebbe arrivare, a marzo, alla presentazione dei conti 2012 avendo raggiunto tutti i target annunciati al mercato: ordini, fatturato e cash flow sostiene di averli centrati, ora manca il tassello del debito.
L’operazione Ansaldo ha altri motivi per subire un’accelerazione. In caso di un governo di centrosinistra, sarà  difficile che il Tesoro dia il suo assenso. E qui non si tratta di indiscrezioni, visto che sulla materia si è espresso con chiarezza Pierluigi Bersani, contrario alla vendita. Nell’attesa, Orsi si può consolare con gli ultimi contratti di Agusta: in Corea per la vendita di elicotteri al governo e in Brasile, dove ieri ha firmato la jv con un partner locale, ultimo tassello della strategia per l’espansione nei paesi Bric.


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