by Sergio Segio | 30 Gennaio 2013 8:28
TORINO — «Un passo ulteriore della manifestazione concreta di quello che avevamo annunciato di voler fare. E che stiamo facendo». John Elkann dà appuntamento per questa mattina alle nove. Grugliasco, periferia di Torino, fabbrica ex Bertone. Fabbrica che era arrivata a un passo dal fallimento. Fabbrica che oggi Fiat rilancia.
Il lavoro è per la verità ricominciato da un pezzo, da quando il Lingotto ha prima rilevato l’impianto e poi ottenuto, nella roccaforte storica della Fiom, un larghissimo «sì» al referendum sul «modello Pomigliano». Così gli investimenti (intorno al miliardo) sono partiti mesi e mesi fa, dei 1.077 dipendenti da otto anni in cassa integrazione quasi la metà è ormai rientrata, la Maserati che inaugura la serie destinata a queste linee è in produzione e pronta all’esame del mercato.
È perciò che Elkann, con Sergio Marchionne, oggi aprirà i cancelli a stampa e autorità locali. Un’inaugurazione per dimostrare che non sono solo annunci, quelli di Fiat-Chrysler sull’impegno per l’Italia. E, a rimarcarlo, sarà subito dopo il board: per il bilancio 2012 — 3,8 miliardi le stime sull’utile della gestione ordinaria, oltre 1,2 sui profitti netti, probabile crescita dei debiti — si riunirà lì, negli uffici Omg. Ovvero Officine Maserati Grugliasco, come sono state ribattezzate. La visita dei consiglieri a quello che promette di tornare a essere — stavolta però su scala industriale — uno dei siti top della produzione premium mondiale è naturalmente inclusa.
È doppio, in effetti, il messaggio che i vertici del Lingotto vogliono lanciare. Da una parte le tappe rispettate di un percorso che, iniziato un anno fa a Pomigliano (buona notizia: non è ancora inversione di tendenza, ma gli ordini accumulati fino a ieri sulla Panda consentono di cancellare la Cig prevista per fine febbraio), prevede interventi in tutti gli stabilimenti nazionali. Dall’altra la rivoluzione della strategia Fiat-Chrysler, la riconversione dalle vetture di massa alla fascia medio-alta. Il «polo del lusso» che Marchionne ha in mente per Torino parte da lì, dalla Quattroporte e da Grugliasco. Sarà solo una parte (però con l’ambizione di arrivare, a regime, a 50 mila vetture l’anno), il resto dovrà essere fatto a Mirafiori. Ma lo sarà , conferma Elkann. Probabilmente anche in tempi relativamente brevi.
Inutile comunque chiedere ora. Il Lingotto ha un proprio calendario, a parlare dovranno essere i fatti. Dunque, la risposta del presidente Fiat è quasi scontata: «Stiamo seguendo un percorso per gradi. Avete visto Pomigliano e Melfi. Adesso Grugliasco. Si va avanti». Secondo le linee stabilite: l’investimento nelle Officine Maserati «conferma l’impegno a Torino e in Italia e la strategia di salire nell’alto di gamma». A partire da un’auto che non è l’unico a definire «molto bella». E con un certo orgoglio «oltre» il prodotto. Fiat-Chrysler la Quattroporte l’avrebbe prodotta in ogni caso. In Italia o in America. Un qualche valore quindi ce l’ha, e non soltanto simbolico, il fatto che alla fine sia nata a Grugliasco, fabbrica di operai altamente specializzati, invidiati da qualunque costruttore premium e che, nonostante ciò, nonostante tutto, hanno seriamente rischiato di sparire nell’agonia di un fallimento. Così ricorda, Elkann: «Lo stabilimento noi l’abbiamo rilevato. Gli abbiamo dato una mission creando le condizioni per riassorbire le persone che da tanti anni non lavoravano». E che con i vertici Fiat saranno, stamattina, l’«altro» protagonista sotto i riflettori dell’inaugurazione. Non fosse altro perché è quella parte del fedele mondo Fiom che però, alla Fiom, un giorno ha detto «no».
Raffaella Polato
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