Europa e Usa irritati: «Tenuti all’oscuro, vogliamo spiegazioni»
PARIGI — «Quel che è accaduto giustifica ancora di più la nostra decisione di venire in soccorso del Mali, conformemente alla Carta delle Nazioni Unite e alla domanda del presidente di quel Paese» dice all’Eliseo il presidente Franà§ois Hollande, che parla di «epilogo drammatico» della presa degli ostaggi.
Pochi confidavano nel successo di un’azione delle forze speciali algerine, pochi dubitavano che avrebbe avuto luogo. La dottrina ufficiale del governo di Algeri, sempre applicata a partire dai tragici anni della guerra civile, è «nessun negoziato con i terroristi, costi quel che costi».
Hollande avrebbe preferito che la Francia venisse maggiormente coinvolta nella preparazione del blitz — il suo entourage parla di «toni accesi» negli scambi con Algeri — ma per il momento il presidente si guarda bene dal formulare critiche esplicite. Tre giorni fa a sorpresa l’Algeria ha concesso all’aviazione francese il sorvolo del suo territorio, permettendo ai Rafale di partire direttamente dalla Francia per andare a bombardare le posizioni dei terroristi nel Nord del Mali; è in risposta a quella decisione a favore di Parigi che i terroristi hanno colpito in territorio algerino e la Francia non vuole danneggiare i rapporti con il presidente Bouteflika. Il suo appoggio all’operazione Serval è molto importante dal punto di vista politico oltre che militare.
Ma gli altri leader degli Stati coinvolti hanno meno premure. Il premier britannico David Cameron, che ha rinviato l’importante discorso sull’Europa previsto oggi in Olanda, ha seguito la situazione per tutta la giornata in contatto telefonico con Hollande e il presidente americano Barack Obama e ha fatto sapere che avrebbe «preferito essere informato in anticipo del blitz».
Algeri ha risposto che non c’è stato tempo, il primo intervento contro i terroristi è scattato quando alcuni pickup hanno cercato di lasciare la centrale con gli ostaggi a bordo.
Quanto agli Stati Uniti, che avevano almeno sette cittadini tra gli ostaggi, una volta finita l’operazione il segretario di Stato Hillary Clinton ha telefonato al primo ministro algerino Abdelmalek Sellal: all’inizio della vicenda Washington aveva offerto l’aiuto delle proprie squadre speciali ma l’Algeria — gelosa della propria sovranità — aveva rifiutato. Il Pentagono chiede chiarimenti, dopo che per lunghe ore il segretario alla Difesa americano Leon Panetta, in visita a Londra dopo la tappa a Roma, ha cercato maggiori notizie sull’operazione in corso senza ottenerle.
Tensione anche con Tokyo (cinque gli ostaggi giapponesi): il premier Shinzo Abe nel pomeriggio aveva chiesto ufficialmente, invano, «l’immediata sospensione dell’azione militare per dare priorità alla salvaguardia delle vite degli ostaggi». L’Algeria ha agito secondo la sua consueta logica di guerra al terroristi e non di gestione degli ostaggi, ma stavolta la crisi è internazionale.
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