Esodato chiama premier

by Sergio Segio | 29 Gennaio 2013 8:16

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I lavoratori-non più lavoratori, rimasti nel limbo dell’attesa di una pensione che non si vede all’orizzonte, chiedono che il prossimo governo risolva il loro problema «entro i primi 100 giorni». E annunciano che daranno il proprio sostegno a chi si esprimerà  in modo chiaro su questo tema, lasciato irrisolto dalla riforma Fornero.
Non si tratta in realtà  dei soli esodati, ma a scrivere è una Rete di esclusi per diversi motivi dal mercato: «Siamo oltre un milione – spiegano – Gli esodati sono oltre 390 mila (fonte Inps). Ma a questa platea dovranno essere aggiunti anche coloro che sono stati licenziati o la cui azienda è fallita e i cosiddetti “quindicenni” (soggetti per i quali valevano, per la pensione di vecchiaia, le deroghe della legge 503/92), o con altre situazioni similari. Finora le correzioni per la salvaguardia hanno riguardato meno di un terzo dei soggetti: solo 130 mila». 
La disputa sui numeri reali degli esodati ha riguardato tutto il percorso della riforma Fornero e resta una patata bollente depositata sul tavolo del prossimo governo: se poi ai 250-260 mila esclusi dai «salvati» dalla ministra, si aggiungono anche i tanti licenziati e le varie categorie elencate dalla Rete esodati, si capisce che una rovente pentola sociale è pronta a esplodere. 
I lavoratori definiscono la riforma Fornero «iniqua e ingiusta»; una legge, continuano, «di cui il nostro sistema previdenziale (a detta dei maggiori esperti) non aveva alcun bisogno, e attuata con l’unico obbiettivo di “fare cassa” alle spalle dei pensionati e dei pensionandi. Una riforma che andrebbe urgentemente abrogata perché ha provocato gravissime ingiustizie sociali e una emergenza sociale quale quella dei così detti “esodati”».
«Ci aspettiamo che siano ripristinati il patto di sicurezza sociale Stato-cittadino e l’uguaglianza dei cittadini davanti alla legge – proseguono gli esodati – Va riformulato in modo più giusto ed equo l’impianto della riforma, rivedendo in senso più graduale nel tempo l’entrata in vigore delle nuove norme pensionistiche e garantendo in ogni caso quanto segue: 1) per tutti i mobilitati, titolari di fondi speciali di settore ed esodati devono valere le norme in vigore all’atto della sottoscrizione dei relativi accordi sindacali o individuali; 2) va eliminata ogni limitazione derivante da eventuali periodi lavorativi svolti nonché dalla necessità  di aver già  effettuato versamenti volontari; 3) vanno estesi gli stessi principi e regole indicati ai punti precedenti anche ai licenziati/disoccupati prossimi alla pensione; 4) vanno estese le salvaguardie a chi aveva maturato il diritto alla pensione di vecchiaia in base alle deroghe sancite dalla legge 503/92».
Al futuro premier, e al governo che verrà , i lavoratori spiegano dunque la propria volontà  di offrire il consenso elettorale solo ai candidati che si occuperanno seriamente di loro: «Ci attendiamo che la sua coalizione espliciti ufficialmente e con chiarezza la propria posizione rispetto al nostro dramma e le soluzioni immediate che intende adottare per farlo cessare – affermano – Non accetteremo atteggiamenti non chiari o temporeggiatori che invece leggeremo come presa di posizione a nostro danno. Chiediamo perciò che nel programma di governo vi sia una voce, distinta e specifica, con l’impegno a risolvere in modo definitivo il problema dei non salvaguardati nei primi 100 giorni di governo».
Secco il primo tweet pervenuto, di Bersani: «La posizione del Pd è chiara: per noi non deve restare senza copertura nemmeno un esodato». Ovvio che dopo questa risposta rimane comunque del tutto aperto il problema di quanti esodati (oltre la platea già  riconosciuta da Fornero), vorrà  includere il prossimo governo; senza contare poi che l’appello include altre centinaia di migliaia di persone non tecnicamente «esodate», ma ugualmente senza lavoro nè pensione.

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