E la «vittoria vuota» di Soros irritò il premier
DAVOS — Da quando non vive più ogni giorno sui mercati, George Soros ha smesso di seguire capillarmente tutte le aree nevralgiche del mondo. Ma se parla dell’Italia, non lo si direbbe. In un incontro con giornalisti e manager a Davos, Soros è entrato nella campagna elettorale in modo così chirurgico da provocare la reazione di Mario Monti. «Credo di essere d’accordo con Fassina — ha osservato l’altra sera il premier —. Lungi da noi l’idea che i finanzieri possano avere un peso nel fare o disfare i governi».
Forse è solo la seconda vita di Monti, la sua reincarnazione da politico che a volte lo rende abrasivo. Ma se c’è qualcosa che lo ha irritato nelle parole nell’uomo che mise a nudo la debolezza della lira nel ’92, non sono le attese per il dopo-voto: come molti, Soros immagina già un’alleanza fra Monti e Bersani frutto di un risultato incerto al Senato. Ma appunto non è questo — probabilmente — ad aver irritato Monti. Piuttosto dev’essere stata l’idea che la sfida del premier a Angela Merkel per lo scudo salva spread, nel giugno scorso, ha prodotto «una vittoria vuota». E soprattutto che l’austerità di bilancio perseguita dal governo ha peggiorato le condizioni dell’economia italiana.
«Non è stata colpa di Monti», osserva adesso Soros. «Il premier ha fatto grandi passi avanti per esempio nella lotta all’evasione, in modo che la ricchezza smetta di accumularsi nelle mani di certi cittadini mentre il governo resta in profondo rosso». Secondo il finanziere, la recessione italiana ha piuttosto almeno alcune delle sue origini in Germania. «L’austerità è stata inflitta fondamentalmente dalla Germania. Monti ha resistito e si è imposto su Angela Merkel nel vertice europeo di giugno», riconosce il finanziere. È a quel punto però che, a suo parere, Berlino ha davvero complicato il compito di Monti di garantire la tenuta del debito evitando una campagna populista anti euro. «Nell’ultimo anno l’Italia avrebbe dovuto essere premiata di più per i suoi progressi, ma Merkel è impegnata a imporre la disciplina offrendo in contropartita solo il minimo necessario».
Di qui anche il peggioramento dei mercati dopo giugno, dice Soros, quando Monti impose a Merkel che il Consiglio europeo aprisse allo scudo salva spread. «Non è stata colpa di Monti, quella vittoria dell’Italia non è stata duratura perché la Germania ha subito fatto marcia indietro». È a quel punto che sono intervenuti Mario Draghi e la Bce a calmare i mercati. Con il silenzio assenso di Merkel — dice Soros — «perché la Germania farà sempre il minimo indispensabile per preservare l’euro, ne ha troppi vantaggi. Ma nulla di più». E se Silvio Berlusconi ora si lancia in una campagna anti tedesca per provare a risalire nei sondaggi, conclude Soros, la colpa è di Merkel che con la sua intransigenza lo rende possibile.
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