E la guerra si allarga

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PARIGI. La guerra del Mali si estende. A rendere il clima sempre più teso al Quai d’Orsay è arrivata ieri la notizia del rapimento da parte di un gruppo islamista di dissidenti di Aqmi proveniente dal Mali in Algeria. I jihadisti hanno fatto sapere di avere 41 ostaggi e «non è escluso che ci siano dei francesi» ha detto Hollande ieri sera. Gli ostaggi algerini sono stati liberati in serata, ha annunciato Algeri, mentre una fonte locale parla di «150 ostaggi» algerini ancora in mano ai rapitori. Mentre i militanti minacciano di far saltare in aria l’impianto e chiedono il rilascio di 100 detenuti dalle carceri di Algeri. Una cellula di crisi si è riunita ieri al Quai d’Orsay per seguire i fatti in Algeria.
La Corte penale internazionale ha aperto un’inchiesta sui crimini di guerra. Sul terreno, l’intervento francese è passato alla seconda tappa: ci sono stati ieri scontri «corpo a corpo» con i ribelli a Diabali, nel tentativo francese di riprendere la città . Trenta blindati francesi sono partiti da Bamako verso il nord del Mali. Ieri, c’erano già  1700 soldati francesi impegnati in Mali, 800 sul terreno, accanto a un centinaio di commandos. L’esercito del Mali non è riuscito a riprendere Konna, la «porta del deserto».
Ieri mattina si è tenuto a Parigi il quarto consiglio di difesa, attorno a Franà§ois Hollande. Il presidente, nella cerimonia di auguri di buon anno alla stampa, ha giustificato di nuovo l’intervento e ha precisato: «la Francia non ha interessi in Mali», assicurando che l’azione è «semplicemente al servizio della pace». In parlamento, dove ieri parallelamente Assemblea e Senato hanno discusso della decisione francese, il primo ministro Jean-Marc Ayrault ha spiegato che ci sono «minacce che pesano sulla Francia» e che «l’intervento durerà  il tempo necessario». Ayrault ha anche precisato i tre obiettivi dell’azione: fermare l’offensiva dei gruppi terroristi verso Bamako; preservare l’esistenza dello stato del Mali e permettergli di ritrovare l’integrità  territoriale; favorire l’applicazione delle risoluzioni internazionali attraverso il dispiegamento delle forze africane. Ieri, all’intervento francese si è unito anche il Ciad che ha annunciato l’invio di soldati.
In Francia si registra un ampio sostegno a favore dell’intervento, con poche voci dissidenti. Nel dibattito parlamentare, il governo è stato soprattutto interrogato sull’ «isolamento» della Francia. Hollande all’Eliseo ha negato che il paese sia «solo» in Mali. Ma la riunione straordinaria dei capi di stato maggiore dell’Africa occidentale, a Bamako, che prosegue anche oggi, sembra poca cosa: i tempi della presenza africana sul terreno potrebbero essere molto lunghi. Jean-Franà§ois Copé, presidente del partito conservatore francese Ump, ha affermato che «la principale forza di opposizione sostiene l’intervento». Ma si è detto «preoccupato per la Francia così isolata e sola al fronte».
Il deputato Franà§ois Asensi, del Front de Gauche, ha giustificato l’azione, perché «abbandonare il popolo del Mali alla barbarie dei fanatici sarebbe stato un errore politico e una colpa morale». Come Hollande, Asensi ha fatto riferimento al «carattere mafioso» dei ribelli. Ma il Front de gauche ha due tipi di riserve: «sulla forma”, perché il Parlamento «non è stato consultato preventivamente», e «sugli obiettivi»: «quando considereremo che la missione francese sia finita?».
Asensi vuole evitare che una lunga presenza francese alimenti «l’idea funesta dello scontro di civiltà », come è successo in Afghanistan. In Mali la Francia ha ora più combattenti di quanti non ne avesse in Afghanistan. Il Front de Gauche mette in guardia contro l’eventualità  di un «ripiego» dei ribelli nei paesi confinanti, Niger, Mauritania, Algeria, dove c’è già  stato un primo episodio ieri con l’assalto al sito Bp. «Che la Francia agisca da sola è preoccupante», ha insistito Asensi, che ha parlato di «indifferenza generale» dei partner europei. In parlamento, malgrado le forti critiche all’intervento dei giorni scorsi del deputato Noà«l Mamère (che ha denunciato le 50 azioni francesi interventi in Africa dopo la fase di decolonizzazione), il governo ha ricevuto anche il sostegno degli alleati Verdi, per «fermare la guerriglia islamista che non ha altro scopo che disintegrare il Mali e destabilizzare l’intera regione».
Dall’Europa è arrivato anche il tiepido sostegno di Angela Merkel, secondo la quale «il terrorismo in Mali è una minaccia per l’Europa». La Germania ha concesso due aerei Transvall, di aiuto logistico, ma, ha precisato Berlino, «per la Cedeao», cioè un aiuto logistico alla non ancora esistente forza internazionale africana, non direttamente alla Francia. Oggi ci sarà  un consiglio straordinario dei ministri degli esteri dell’Ue, mentre il parlamento europeo, ieri, ha lanciato un appello perché la Francia goda della solidarietà  dei partner nell’intervento in Mali. L’ex presidente Valéry Giscard d’Estaing ha espresso ieri una netta critica all’intervento a terra: «la Francia deve limitarsi strettamente al sostegno logistico alle forze africane». Ma ormai il è implicata sul terreno e la missione rischia di insabbiarsi e di durare mesi.


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