Divario Nord Sud, piange la Spagna, e la Ue non si muove

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La situazione peggiore è in Spagna, con il 26,6% di senza lavoro, 3,6 punti in più rispetto a un anno fa. Segue la Grecia, con il 26% di disoccupati (ultimi dati disponibili relativi a settembre 2012), in notevole rialzo rispetto al 18,9% di un anno fa. Notevole aumento anche a Cipro, altro paese che ha dovuto chiedere l’aiuto europeo, che passa in un anno dal 9,5% al 14%. L’Italia è all’11,1%, stabile un mese sull’altro. Sull’altra sponda, ci sono i paesi «virtuosi»: l’Austria ha soltanto una disoccupazione che può essere considerata frizionale del 4,5%, il Lussemburgo del 5,1%, la Germania del 5,4%, l’Olanda del 5,6%. Se si scava un po’, però, non è tutto oro quello che brilla: in Germania, per esempio, c’è molto part-time subito e lavori pagati poco. In Francia, i disoccupai sono ormai 3,13 milioni, in crescita da 19 mesi consecutivi. In un anno, la disoccupazione in Francia è esplosa, più 10,8% e il 2013 non sarà  migliore, almeno nei primi mesi, con continui annunci di chiusure (ieri è stato confermato il fallimento dei 26 Megastore Virgin, che lasciano a casa mille dipendenti). In Francia, ai più di 3 milioni di disoccupati bisogna aggiungere 1,5 milioni di lavoratori che vivono in alternanza tra lavoro e disoccupazione. Inoltre, secondo i dati del secondo trimestre del 2012, 3,5 milioni di dipendenti avevano un contratto della durata di meno di un mese (erano in questa situazione 1,6 milioni nel 2000). Le donne sono le più colpite, al 53% in situazione precaria.
I dati sulla disoccupazione sono un po’ migliori a livello dei 27 dell’Unione europea. La disoccupazione è del 10,7% nella Ue (dato da comparare però con gli Usa, al 7,8% e con il Giappone, al 4,1%). Nella Ue i disoccupati sono aumentati di 2 milioni rispetto al novembre 2011, di 154mila solo tra ottobre e novembre dello scorso anno.
Ma di fronte a questi dati tragici, la Ue non si muove. La Germania è in campagna elettorale e non intende cedere, assieme agli altri stati virtuosi, allentando i programmi di rigore. La finanziaria 2014, già  in discussione a Berlino, sarà  austera: il ministro delle finanze, Wolfgang Schà¤uble, intende fare ancora delle economie per 5-6 miliardi di euro, per arrivare all’equilibrio del bilancio federale già  il prossimo anno, cioè con due anni di anticipo rispetto agli impegni presi. Si tratta di «un obiettivo accessibile», ha affermato Schà¤uble, grazie al «modo in cui si è sviluppata la congiuntura». Cioè la Germania ha approfittato della crisi degli altri paesi della zona euro, i suoi Bund sono diventati dei valori rifugio e i tassi di interesse pagati sono ormai negativi. Berlino si è attirata le critiche non solo dei partner, ma anche del Fondo Monetario Internazionale. Secondo la direttrice, Christine Lagarde, la Germania potrebbe «permettersi di andare un po’ più lentamente di altri nel risanamento delle finanze pubbliche» e questo permetterebbe «di opporsi all’effetto di rallentamento della crescita che proviene dai paesi in crisi che economizzano». Ma le elezioni di settembre spingono la coalizione al governo a Berlino a posizioni populiste, favorendo le semplicistiche reazioni egoiste della popolazione («non pago per le cicale»). Angela Merkel ha già  avvertito che il 2013 sarà  «difficile»: la Bundesbank prevede una quasi stagnazione (solo più 0,4%), visto che la crisi persiste nei paesi partner della Ue che assorbono il 60% dell’export tedesco.


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