Disoccupazione: malissimo il 2012, forse peggio il 2013

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Entrando nel dettaglio dei dati la situazione peggiore risulta essere quella di giovani e giovanissimi tra i 15 e i 24 anni, per i quali il posto di lavoro assomiglia sempre più ad uno sbiadito miraggio; il 36,5% di loro risultava disoccupato ad ottobre 2012 con ben 639.000 persone in questa fascia d’età  alla ricerca di un’occupazione stabile.

La crescita del tasso di disoccupazione, distribuita su tutta la penisola, è particolarmente accentuata per la componente femminile nel Nord e per quella maschile nel Mezzogiorno. Nelle regioni del Sud l’indicatore raggiunge valori molto elevati, pari al 41,7% per gli uomini tra i 15 e i 24 anni e al 43,2% per le giovani donne.

Continuando l’analisi, l’occupazione maschile è sostanzialmente stabile in termini congiunturali mentre diminuisce su base annua (-1,4%) mentre l’occupazione femminile cala dello 0,1% rispetto al mese precedente (settembre 2012), ma aumenta dell’1,5% nei dodici mesi.

Il tasso di occupazione maschile, pari al 66,5%, cresce rispetto a settembre di 0,1 punti percentuali, ma diminuisce su base annua di 0,7 punti. Quello femminile, pari al 47,5%, è stabile in termini congiunturali, presentando un aumento di 0,8 punti percentuali rispetto a dodici mesi prima. In termini congiunturali la disoccupazione aumenta del 2,5% per la componente maschile e del 4,4% per quella femminile. Anche in termini di tendenza la crescita interessa sia gli uomini (+29,7%) che le donne (+28,1%).

Cresce dello 0,2% rispetto a settembre 2012 Il tasso di disoccupazione maschile, pari al 10,4%, con un aumento di 2,3 punti nei dodici mesi; quello relativo all’occupazione femminile, pari al 12,1%, cresce di 0,5 punti percentuali rispetto al mese precedente e di 2,3 punti rispetto all’ ottobre dell’anno passato.

Diminuisce il numero di inattivi totali nel confronto congiunturale, ma solo per l’effetto della diminuzione sia della componente maschile (-0,9%) che di quella femminile (-0,6%).

Anche su base annua si osserva un calo sia tra gli uomini (-3,6%) sia tra le donne (-4,4%). Se si considera il terzo trimestre 2012, continua l’Istat, il tasso di disoccupazione è pari al 9,8%, con un aumento del 2,1% rispetto a un anno fa, che riguarda con la stessa intensità  entrambe le componenti di genere. Il tasso di disoccupazione maschile, dopo la crescita dei tre precedenti trimestri, si porta all’8,8%; quello femminile, in aumento per il quinto trimestre consecutivo, sale all’11%.

Nel Nord la crescita tendenziale dell’indicatore – dal 5,1% al 6,8%- è dovuta in misura più ampia alla componente femminile.

Nel Centro il tasso sale dal 7,2% del terzo trimestre 2011 all’8,8%, a causa della crescita sia di quello maschile sia di quello femminile, mentre nel Mezzogiorno l’indicatore raggiunge il 15,5% – 12 mesi fa era al 12,4%.

Il risultato sconta l’incremento più intenso dell’indicatore per gli uomini (dal 10,6% al 14,2%), cui si associa il comunque significativo aumento per le donne (dal 15,4% all’attuale 17,4%). Il tasso di disoccupazione degli stranieri si porta dal 10,4% dell’anno precedente, al 12% del terzo trimestre 2012. L’indicatore continua a crescere sia per gli uomini (dall’8,9% al 10,5%) sia per le donne (dal 12,4% al 13,7%).

Gettando uno sguardo ai precari, nel terzo trimestre 2012 risultavano 2.477.000 dipendenti a termine, ai quali si aggiungono 430mila collaboratori. In tutto si tratta di 2.877.0000 lavoratori non stabilizzati, il massimo dall’inizio delle serie storiche attuate a partire dal gennaio del 2004.

Gli occupati a tempo parziale sembrano aumentare in misura sostenuta – +11,6%, pari a 401.000 persone – ma si tratta in gran parte del cosiddetto “part-time involontario” ossia di lavori accettati in mancanza di alternative migliori.

Infine, aggiunge Istat, gli occupati a tempo pieno continuano a diminuire, – 2%, pari a 398.000 lavoratori. Un calo che su base annua interessa soprattutto l’occupazione dipendente a carattere permanente e il Mezzogiorno. L’Istat evidenzia una crescita del numero dei dipendenti a termine (+3,5% pari a 83.000 unità ), ma esclusivamente nelle posizioni a tempo parziale. Circa la metà  dell’incremento del lavoro a termine interessa i giovani di età  inferiore a 35 anni e caratterizza soprattutto il commercio e il turismo (alberghi e ristorazione).

L’incidenza dei dipendenti a termine sul totale degli occupati sale con questo andamento al 10,7%. Significativo è anche l’aumento dei collaboratori (+11,6%, pari a 45.000 unità ), concentrato nei servizi alle imprese e nell’assistenza sociale. Resta da vedere se sotto i vari contratti di collaborazione non si nascondano in realtà  rapporti di lavoro dipendente non regolarizzati a dovere.

Ma se nella nostra nazione la disoccupazione è un problema, non va meglio nel resto del Vecchio Continente. Secondo Eurostat, all’interno dell’ Eurozona a ottobre sono stati registrati 18.700.000 disoccupati, pari all’11,7% della popolazione, con una crescita dello 0,1% rispetto al mese precedente. Su base annuale l’aumento della disoccupazione è stato di +1,3 punti – era il 10,4% a ottobre 2011 – colpendo 2,16 milioni di persone in più in 12 mesi. Insomma, se Atene Piange, Sparta non ride, e il futuro lavorativo – e con esso il progetto di vita di milioni di persone – resta purtroppo un’incognita priva di riferimenti saldi.

Cosa aspettarsi per l’anno appena cominciato? Purtroppo una valanga di licenziamenti e di mancati rinnovi dei contratti, come ha sottolineato la CGIL in una campagna di sensibilizzazione per Capodanno. Per molti si concluderà  il periodo di cassa integrazione. La recessione colpirà  duro e non si vedono inversioni di rotta a breve termine. Si spera qualcosa dalle elezioni politiche: un governo che cerchi in tutti i modi di tutelare il lavoro è l’augurio per il 2013.


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