Così è cambiata la spesa nella crisi

by Sergio Segio | 17 Gennaio 2013 8:54

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Il decreto Salva-Italia? Una passeggiata da Abc dell’economia. Il salvataggio della Grecia? Un lavoretto alla portata di uno studente di ragioneria. Il vero capolavoro finanziario del 2012, roba da Nobel dell’economia, è un altro: la silenziosa finanziaria – valore 50 miliardi – con cui le famiglie tricolori hanno tappato i buchi nei conti di casa, ridisegnando la loro vita in versione “low-cost”.
Le forbici di questo gigantesco fiscal-compact fai-da-te non hanno risparmiato nessuna voce dei bilanci domestici: abbiamo limato le spese per la tavola, mandato in
spending review carie e otturazioni, siamo andati a caccia di mini-polizze sul web, di sigarette in saldo e di distributori di benzina no-logo per tagliare i costi del pieno. Risultato: un’austerity autogestita che sta rivoluzionando un euro alla volta i nostri consumi. Ingredienti: venti miliardi di risparmi sulle spese ineludibili (cibo e salute in primis) e di 30 di tagli su quelle rinviabili (tipo l’acquisto di casa o auto).
La necessità  aguzza l’ingegno. E davanti a un bilancio familiare gravato nel 2012 da 288 euro di tasse in più a testa, da un aumento del 13% delle bollette e da un calo del 4,4% del potere d’acquisto, gli italiani hanno deciso di mettere a dieta per prima cosa i loro menù. Una voce che da sola (dati Istat) vale il 19% delle uscite annue dei conti domestici. Come hanno fatto? Non eliminando portate o riducendo le porzioni, ma imparando a pagare meno.
A beneficiarne, non a caso, sono stati i tempi laici del risparmio alimentare, quegli hard discount che – negli ultimi anni di vacche grasse – sembravano destinati all’estinzione : gli incassi di Lidl & C. sono cresciuti tra gennaio e ottobre dell’1,6%, un miracolo rispetto al crollo delle vendite degli iper (-6,7%) e dei super (-2,6%). Non solo. Quando giriamo tra gli scaffali abbiamo imparato ad andare a colpo sicuro sui marchi commerciali “low cost”. Spesso uguali in tutto e per tutto ai cugini di marca, salvo che per il prezzo, più basso in media del 18%. Il loro giro d’affari è salito del 5,8% nel 2012 a fronte di consumi alimentari calati in valore dell’1,2%.
La spending review degli italiani – che hanno comprato il 3,6% in più di un piatto “povero” come la pasta e ridotto del 5% gli acquisti di carne – ha costretto le aziende ad adeguarsi a suon di sconti. Carrefour riduce l’Iva dal 4 al 10% ad anziani e famiglie numerose, Esselunga “regala” 8 euro ogni 40 di scontrino, Euronics ha distribuito buoni per acquisti alimentari da 10 a mille euro a chi compra i suoi elettrodomestici. E in rete impazzano i siti come www.risparmiosuper.it in grado di consigliare in ogni angolo d’Italia dove è il posto più conveniente per fare la spesa.
Gas, auto e casa
Mattone, dolore. Ogni tre euro spesi dalle famiglie, quasi uno se ne va per la casa. E la finanziaria low-cost del 2012 ha potuto fare ben poco per risparmiare a questa voce. L’Imu ha fatto decollare del 36,8% le tasse sugli immobili. E per ridurre i danni, l’unica soluzione è stata non comprarli. In un anno le compravendite sono crollate di 18 miliardi. Chi può, ha fatto economia in altro modo: rispolverando il business degli affitta- camere. Nel 2012 – secondo i dati Immobiliare.it – il numero degli italiani che ha affittato una stanza del suo appartamento è cresciuto del 14%.
Anche sul fronte delle bollette il buio è pesto. E a disposizione delle neo-formiche tricolori è rimasta un’arma sola: le rate. All’Eni è boom di richieste (+48%) per il pagamento scaglionato della bolletta. All’Enel siamo a + 30%. Chi proprio non ce la fa a sbarcare il lunario, ha smesso di pagare quelle del mutuo. Il tasso di sofferenza sui prestiti immobiliari delle banche è cresciuto in un anno dall’1,6% all’1,9%.
Altro capitolo dei nostri bilanci finito nel mirino dell’austerity fai-da-te è quello l’auto. Anche qui il segreto numero uno per risparmiare è chiaro: basta non comprarne una nuova. L’hanno capito in tanti, se è vero che lo scorso anno nel Belpaese si sono venduti 7 miliardi di euro di veicoli in meno. E chi ce l’ha già ? No problem. In primis abbiamo imparato a lasciare la macchina più spesso nel box: in dodici mesi gli italiani hanno comprato 3,4 miliardi di litri di carburante in meno per un risparmio potenziale di 6 miliardi. Sacrificio vanificato dall’impennata delle accise (+22% per la verde) che in realtà  ha gonfiato di 4 miliardi il caropieno. E’ stato boom invece per gli acquisti di benzina no-logo, meno cara in genere di 6-10 centesimi al litro. I distributori lowcost sono quasi raddoppiati in un anno e oggi sono oltre 2mila.
Salute in saldo
La salute non ha prezzo. Ma davanti all’ennesimo rialzo dei ticket, l’effetto Ryanair ha sfondato anche nel mondo della sanità . «Il business dei poliambulatori e dell’odontoiatria a basso costo ma di qualità  è cresciuto del 70% nel 2012», assicura Andrea Cinosi, presidente di Assolowcost. I numeri spiegano da soli il perché. Sistemare una caria o fare un “ponte” nei laboratori associati spuntati come funghi in tutta Italia costa «il 40% in meno dei dentisti tradizionali ». Le visite specialistiche nei tanti ambulatori privati nati lo scorso anno costano il 30% in più di quelle dell’Asl «ma si possono fare subito senza attese, pagando la metà  di quanto si spende dal professionista di grido».
Il fenomeno è contagioso. I contrabbandieri di Taranto, colti con le mani del sacco dalla Finanza, hanno inventato il mercato delle “bionde” low cost”: distribuivano nella caselle della posta il loro catalogo (una stecca di sigarette 30 euro invece di 50) e accettavano ordini via Sms per procedere poi alla consegna a domicilio.
In rete è spuntato www.psicologolowcost. com, l’agorà  virtuale dove si possono affrontare con uno specialista i contraccolpi mentali della crisi senza sborsare un occhio della testa. E per chi ha paura di non farcela – incrociando tutte le dita del caso – no problem: www.funeralionline.it ha lanciato le esequie a basso costo. Prezzi a partire da 1.400 euro tutto compreso, inclusa la scelta (basta farla prima del decesso) tra tre diversi tipi di legno per il feretro.

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