Con Ambrosoli per battere la demagogia
Per questo sin dalle Primarie ho caratterizzato la campagna con alcune proposte «forti»: reddito minimo garantito dentro programmi di welfare municipale, una nuova politica economica che abbia il suo asse portante su sostenibilità e smantellamento alla radice del sistema economico-affaristico Cl-Compagnia delle Opere cresciuto grazie a una oliatissima macchina amministrativa deviata al servizio di questo modello.
Dobbiamo smontare pezzo pezzo la demagogia di una Lombardia che tiene il 75% delle tasse sul proprio territorio e dobbiamo farlo cominciando a domandare alla Lega come pagheremmo le pensioni dei lombardi: ogni anno l’Inps eroga a cittadini residenti in questa Regione oltre 5 miliardi in più dei contributi che vengono incassati dal sistema produttivo. Possiamo parlare, forse, di una pensione lombarda?
E dobbiamo puntare a definire un progetto strategico per la Lombardia che guardi ai prossimi 10-15 anni. La regione deve recuperare il ruolo avanzato che le compete, un modello di riferimento pragmatico e innovativo di sperimentazione e di best practices per le altre regioni. Le politiche su lavoro, welfare, ambiente, mobilità , attività produttive, agricoltura di alta qualità , formazione, devono essere integrate per orientarle su un’eccellenza territoriale complessiva che anticipi e superi i principali indicatori europei offrendo un’occasione di rilancio all’economia e all’occupazione in un quadro di miglioramento della salute e del benessere complessivo delle persone attraverso la riqualificazione dell’ambiente e la manutenzione del territorio, veri fattori di competitività anche nell’ambito dell’attuale crisi finanziaria di sistema.
Uno degli elementi che ha permesso al sistema economico tedesco di affrontare con successo le sfide degli anni recenti è stata la capacità di creare un controllo nazionale sulle intere filiere produttive strategiche, in particolare nelle aree apicali.
La Regione deve porsi l’obiettivo di una politica della sostenibilità anche attraverso proposte relative alle filiere produttive quanto più possibile interne alla Lombardia, messe a sistema attraverso strategie di partnership pubblico-privato orientate a profili di eccellenza. A titolo di esempio si possono indicare alcuni settori applicativi: produzioni a «filiera corta regionale» per quanto riguarda mezzi di trasporto e loro componentistica per supportare nuovi piani di mobilità a bassa emissione. Rivitalizzazione della tradizione lombarda nelle tecnologie energetiche, efficienza , fonti rinnovabili.
Produzioni a «filiera corta regionale» nel campo delle ristrutturazioni e manutenzioni dell’ambiente costruito (a partire dall’edilizia pubblica scolastica e sanitaria). Produzioni a «filiera corta o cortissima» anche nel comparto agricolo, favorendo la creazione di sistemi integrati di produzione e vendita di prodotti di alta qualità (v. «il Bitto storico») e valorizzando con sbocchi certi presso mense scolastiche ed ospedali le produzioni biologiche locali. Valorizzazione delle competenze regionali nel campo della bonifica dei siti contaminati e delle tecnologie ambientali sotto la regia di un’Arpa ricostruita dalle fondamenta.
Related Articles
Da Como a Palermo, i 34 enti commissariati al bivio tra «congelamento» e ritorno alle urne
ROMA — A Vicenza come commissario è stato scelto l’ex presidente Attilio Schneck. Durerà poco, si pensava. Le province cambieranno, il governo procede spedito. Chi meglio di lui può guidare la breve transizione? A Roma, invece, è arrivato Umberto Postiglione. Che, per capire quanto il passaggio dovesse essere veloce, era ed è tuttora anche prefetto di Palermo.
Le incognite dei centristi: le alleanze per il Senato e la «variabile» Professore
Olivero: intese possibili solo col centrosinistra
Varese, al congresso fischi a Bossi imposto senza voto il segretario