by Sergio Segio | 16 Gennaio 2013 7:43
ROMA — Frena l’inflazione a dicembre sulla scia degli ultimi tre mesi del 2012 (—2,3% contro il 2,5 di novembre), ma mettere insieme il pranzo con la cena pesa molto di più. È il carrello della spesa a mettere il turbo, con i prezzi di pane, riso, pasta, latte, carne, pesce e caffè tutti in salita. Un’accelerazione che ha convinto o costretto gli italiani, già tartassati dall’aumento delle spese ineluttabili (mutui, servizi, tasse locali, Imu), a mangiare meno o almeno a portarsi a casa cibi economici. È stato il fattore energia, con incrementi che hanno viaggiato a due cifre a spingere sull’inflazione. Così che la lista delle uscite quotidiane per casa, cibo, trasporti, carburanti, servizi, è lievitata del 4,3% nel 2012, ai massimi da quattro anni. E se a dicembre l’inflazione è calata (un decimo di punto) è solo perché c’è stata una sfiammata dei listini per i carburanti, protagonisti dei rialzi nel 2012.
Per l’anno appena chiuso, secondo l’Istat, l’inflazione sarà al 3%, in accelerazione rispetto al 2,8% del 2011. Se si guarda però ai prezzi dei prodotti acquistati con maggiore frequenza, l’aumento arriva a quota 4,3%. Nel 2011 era al 3,5. Tre sole voci hanno aiutato i consumatori a risparmiare, l’olio d’oliva (—0,4), il costo delle connessioni a Internet (—0,7) e i listini degli alberghi (—1,5), dove però le presenze sono scese. Il fardello, là dove invece il tasso d’inflazione viaggia a due
cifre per tutto il 2012, si annida tra carburanti, bollette di gas e luce, voli nazionali. E sono salite anche le spese per istruzione, mobili, vestiti.
Fare la spesa è ormai un’attività da acrobati. È lì che gli italiani tentano di risparmiare, anche perché su altre voci, sottolinea la Confcommercio, non possono. «Sul rialzo — è scritto in una nota — hanno influito i continui aumenti dei prezzi dei servizi pubblici locali (+4,9% nel 2012 e + 10,2 nel biennio 2011-1012)», oltre la fiammata dei carburanti, sui quali, ricorda Confesercenti «hanno pesato l’aumento di un punto dell’Iva e l’incremento medio delle accise di un buon 23%». Il timore delle associazioni, dopo la frenata, è di un improvviso crollo dei consumi. Fenomeno che potrebbe accentuarsi anche perché sono in arrivo nuove stangate, in primis, la Tares.
Dunque si risparmia sul cibo, se non si taglia direttamente. Sei famiglie su dieci, secondo gli agricoltori della Cia, «hanno modificato gli acquisti dei prodotti alimentari e circa il 50% ha ridotto decisamente la spesa». Circa 7,4 milioni di persone ha optato per prodotti ‘low-cost’, mentre il 28% acquista quasi sempre al discount. E nel giro di un anno è raddoppiata (dal 6,7 al 12,3%) la quota di coloro che non possono permettersi di mangiare carne o pesce ogni due giorni. Due famiglie su tre, secondo la Cia, sono costrette tagliare sul carrello per arrivare a fine mese, con consumi pro capite tornati ai livelli del dopoguerra. Dubbi sui dati Istat arrivano dalle dai consumatori. «Valori «sottostimati »» per Federconsumattori-Adusbef, che calcolano per il biennio 2012-2013 una mazzata di 3.823 euro a famiglia, mentre per il Codacons l’inflazione 2012 ha «determinato una stangata invisibile che in media è pari a oltre cinque volte quella dell’Imu sulla prima casa».
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