Breda, la maledizione dell’Albatros l’Olanda ferma il supertreno italiano

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MILANO — La maledizione dell’”Albatros” – il treno superveloce V250 – travolge un’altra volta l’AnsaldoBreda. Un mese dopo il debutto (in ritardo di 3 anni) sulla Amsterdam-Bruxelles, Belgio e Olanda hanno deciso di fermare a tempo indeterminato i convogli made in Italy. Il motivo? Durante una nevicata, il ghiaccio accumulato sotto le carrozze ha rotto alcuni pezzi del treno mandando in tilt il traffico. «Ci scusiamo per gli inconvenienti dovuti a problematiche inaspettate », ha scritto la controllata Finmeccanica, annunciando l’invio di 40 tecnici per «risolvere la questione».
I governi dei due paesi però – già  nella bufera per gli annosi problemi di Albatros e i ritardi dei primi giorni di servizio – hanno scelto la linea dura: il Fyra, (“orgoglio”) come qui è battezzato il V250, è stato bloccato. E ripartirà  solo dopo che una commissione d’inchiesta parlamentare troverà  le cause dell’ennesimo intoppo. Le ferrovie belghe sono sul piede di guerra («la situazione è stata allucinante, porte che non si aprivano, pezzi di treno dappertutto », ha detto il numero uno Marc Descheemaecker) e
cancelleranno i loro ordini ad AnsaldoBreda se in tre mesi non sarà  tutto risolto. Una doccia fredda per la nuova gestione che ha ereditato la patata bollente dei flop esteri dal vecchio cda.
La commessa dell’Albatros – Amsterdam e Bruxelles hanno prenotato 19 convogli per 380 milioni – è già  costata alla società  italiana 113 milioni di perdite nel 2011, un conto destinato a salire con il disastro di questi giorni. Noccioline, comunque, rispetto ai 400 milioni di “multa” pagati da Ansaldobreda alla Damimarca per il tormentatissimo decollo del-l’Ic4, un altro pozzo senza fondo di guai. Il debutto degli 83 mezzi venduti a Copenhagen – previsto per il 2004 – è stato rimandato più volte per problemi di qualità . Nel 2009 AnsaldoBreda ha accettato di pagare una penale di 2,5 miliardi di corone (328 milioni di euro) per chiudere le polemiche. Ma non è bastato. Una volta entrati in servizio, gli Ic4 hanno continuato a dare rogne (nel 2011 sono stati fermi otto mesi per presunti problemi ai freni) e nel dicembre scorso l’azienda ha sborsato altri 60 milioni, impegnandosi a consegnare entro ottobre 2013 i treni che mancano, pena la sospensione del contratto.
Maurizio Manfellotto, arrivato a metà  2011 alla guida di AnsaldoBreda, ha provato a mettere una toppa: ha lanciato un piano per eliminare i «costi della non qualità » (eufemismo che lascia intendere la gravità  dei problemi) e ha scaricato sul bilancio 2011, in rosso di 656 milioni, l’eredità  di questi disastri ferroviari bruciando il capitale e costringendo Finmeccanica a caricarsi oneri per 411 milioni. Il rilancio però stenta a decollare. L’azienda, ok, ha vinto dopo quella di Honolulu una commessa da 300 milioni per il metro di Miami. Ma oltre ai nuovi guai del V250, «persistono difficoltà  per il riassetto legate alle criticità  dell’area di produzione», ha ammesso nella sua ultima trimestrale la holding di piazza Montegrappa.


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