Berlinesi in rivolta contro gli svevi «Sono provinciali piccolo borghesi»

by Sergio Segio | 6 Gennaio 2013 8:28

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Ogni Paese ha il suo Sud. Visto da Berlino, il Sud è quello degli Schwaben, o degli svevi. Ossia, il luogo che sembra diventato una metafora di tutto ciò che c’è di profondamente sbagliato, o di ottuso, nei tedeschi. E pazienza che il Baden-Wà¼rttenberg, terra degli Schwaben, abbia dato i natali a Hà¶lderlin, Einstein o alla Mercedes. Per i berlinesi è l’essenza del laborioso, danaroso, arretrato e odioso tedesco (sì, in Germania, gli stereotipi geografici sono rovesciati).
L’ultimo a intervenire contro gli Schwaben è stato il vice presidente del Parlamento tedesco, il socialdemocratico Wolfgang Thierse. Abita da 40 anni nel quartiere chic e alternativo di Prenzlauerberg, e mal sopporta l’invasione degli Schwaben, gli yuppie sul 4×4 che prendono casa tra i bohémien e gli aspiranti creativi: «Vorrei che gli svevi capissero che non si trovano più nella loro città  di provincia, dove ogni settimana organizzano la pulizia dell’uscio di casa — ha detto alla Berliner Morgenpost —. Vengono a Berlino perché è colorata, vivibile, eccitante, e dopo un po’ la vogliono trasformare in ciò che si sono lasciati alle spalle».
Thierse è solo l’ultimo a parlare. Da anni, gli svevi sono bersaglio dello sprezzo collettivo di una larga parte della prussiana, libertaria, squattrinata Berlino. E da mesi, tra Prenzlauerberg e Kreuzberg, l’ex quartiere turco diventato un altro dei luoghi «giusti» dove abitare per i tipi alternativi e spesso poco occupati, compaiono manifesti con la scritta «Schwaben raus». Oppure, attaccati ai pali della luce dell’Admiralsbrà¼cke, si possono leggere adesivi come «Spara allo svevo». Sono le forme della «guerriglia urbana» della sinistra radicale o degli anarchici. Odiati, gli Schwaben, al pari dei turisti che infesterebbero, anch’essi, le strade di Kreuzberg.
«Ciò che per la destra è il musulmano, per la sinistra è lo svevo», scrive sullo Spiegel Jan Fleischhauer, una delle penne che meglio sanno attizzare le polemiche in Germania. Notando che «tutta la Germania vive grazie al laborioso svevo». O magari tutta forse no, ma Berlino in perenne deficit di bilancio e sussidiata dai Land più ricchi, certamente sì. E infatti, in questa contesa regionale, i «meridionali» non si sono tirati indietro. «Senza gli Schwaben — ha detto il commissario europeo all’energia, Gà¼nther Oettinger, di Stoccarda — la qualità  della vita a Berlino sarebbe difficile da sostenere», quasi a confermare i cliché sulla mentalità  sveva.
Ma poi, fa davvero giustizia questo cliché allo svevo? Non è Stoccarda — sì, la stessa città  dove i cittadini sono tenuti a spazzare ogni settimana l’uscio di casa per provvedimento comunale — il distretto mondiale dell’auto con i quartier generali di Porsche e Volkswagen? Non è il collegio elettorale del verde Ozdemir Cem («ein Schwabe in Berlin», come si definì orgogliosamente), ossia del primo turco-tedesco diventato leader politico nazionale? O ancora, la prima grande città  europea ad aver avuto un’amministrazione verde, com’è verde-rosso il governo del Land?
E però, forse, dietro a questa contesa regionale, combattuta a colpi di stereotipi, dietro la disfida Nord-Sud, si può leggere anche la definitiva trasformazione a capitale di Berlino. Per anni — soprattutto sulla stampa straniera — è stata descritta come la città  sexy, rilassata, alternativa, anarchica. E certamente, questo spirito coltivato all’ombra del Muro per tutto il dopoguerra è una, non l’unica, delle sue anime. Numerose, come i suoi quartieri, dalla borghese Charlottenburg alla elitaria Grà¼newald o a quel laboratorio di sperimentazione che resta Friedrichshein. Però, indubbiamente, mentre lungo la Sprea sono stati ricostruiti i simboli del potere tedesco, accanto alla Berlino povera si è insediata quella dei professionisti e dei Suv (che, peraltro, a ondate vengono incendiati). Non a caso, la «gentrificazione», il risanamento e trasformazione dei quartieri ex Ddr che ha portato a un boom immobiliare, è un’ossessione collettiva. La paura che il bengodi e l’utopia di un’eterna adolescenza della città  â€” ormai capitale a tutti gli effetti dell’Europa — insieme ai bassi affitti, stiano per finire.
E Thierse, e tutta la polemica che ha scatenato? «Sono sorpreso — ha detto — che gli svevi abbiano reagito in modo così serioso. I berlinesi hanno un miglior senso dell’umorismo». Spiritosi o meno, gli svevi a Berlino sono vicini di casa.
Mara Gergolet

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