Basta pressioni indebite sui palestinesi

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Gentile Primo Ministro, scriviamo per esprimere la profonda preoccupazione di Human Rights Watch per quanto riguarda la sua dichiarazione del 17 dicembre resa nel corso di un incontro con il leader palestinese Mahmoud Abbas, in cui si richiama l’Autorità  palestinese a non utilizzare il nuovo status della Palestina come Stato non membro osservatore presso le Nazioni Unite al fine di perseguire la giurisdizione della Corte Penale Internazionale (Cpi). (…)
Queste osservazioni contraddicono l’impegno dichiarato dall’Italia a denunciare le responsabilità  di gravi crimini internazionali. Inoltre, nella misura in cui esse avevano lo scopo di scoraggiare i palestinesi dal cercare di ratificare lo Statuto di Roma, esse sono in contrasto con la decisione del Consiglio dell’Ue sulla Corte Penale Internazionale, che, come lei sa, pone l’accento sulla ratifica più ampia possibile e l’accettazione del trattato del tribunale. Il suo governo ha recentemente ribadito questo impegno di universalità  all’Assemblea della Cpi degli Stati membri tenutasi a L’Aia nel mese di novembre.
L’Italia mina la sua credibilità  in materia di giustizia anche altrove se scoraggia la ratifica di qualsiasi diritto internazionale umanitario o trattato internazionale penale. In questo caso, fare pressioni sui palestinesi affinché rinuncino alle opzioni giudiziarie internazionali che possono essere a loro disposizione è sbagliato in linea di principio e non farà  nulla per promuovere la protezione dei diritti umani sia per i palestinesi sia per gli israeliani. (…) La posizione dell’Italia rafforza sia la percezione sia la realtà  della attuale pratica di due pesi e due misure nella giustizia internazionale. (…)
Infine, qualcuno ha cercato di giustificare l’opposizione al perseguimento della giurisdizione della Cpi da parte dei palestinesi sostenendo che ciò impedirebbe un ritorno ai negoziati. Semmai è vero il contrario: il coinvolgimento della Corte Penale Internazionale potrebbe contribuire a scoraggiare i crimini di guerra da entrambe le parti che oggi alimentano animosità  e rendono più difficile il ritorno ai negoziati di pace. Inoltre, il conflitto israelo-palestinese è andato avanti per decenni senza molti progressi verso la pace. La giustizia è un fine importante di per sé, preservando i diritti delle vittime e le comunità  colpite, indipendentemente dalle incerte prospettive di pace. (…) Chiediamo al suo governo di astenersi da qualsiasi ulteriore pressione (…) e di sostenere invece l’accettazione universale della competenza e del lavoro della Corte penale internazionale.
* direttore esecutivo di Human Rights Watch


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