Bankitalia riunisce il Direttorio «La banca ha mentito dal 2008»

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Sarà  il Direttorio al completo, presieduto dal governatore Ignazio Visco, ad esaminare il dossier senese e c’è da scommettere che sarà  posta particolare attenzione al comunicato con cui sarà  diffuso il verdetto finale. Per i vertici di Banca d’Italia — con Visco il direttore generale Fabrizio Saccomanni ed i vicedirettori generali Salvatore Rossi e Fabio Panetta (il quinto componente Giovanni Carosio esperto di Vigilanza e sistemi di pagamento ha da poco esaurito il suo mandato e deve essere ancora sostituito) — sarà  anche l’occasione per valutare le polemiche sorte allo scoppio dello scandalo dei derivati, sull’efficacia dei controlli e delle ispezioni.
La posizione dell’Istituto di via Nazionale è stata a grandi linee già  espressa: le complesse operazioni strutturate su titoli di Stato erano emerse già  alla fine del 2009 ed erano quindi state valutate e contabilizzate, ma era rimasto nascosto fino ad ottobre scorso — quando è stato rinvenuto dai responsabili della banca senese — un accordo che connetteva fra loro le diverse operazioni impedendo di fare emergere in bilancio le reali perdite subite. Si invertivano cioè i profili di rischio. Il governatore Ignazio Visco a Davos ieri ha detto di essere disponibile a riferire in modo dettagliato l’azione della Vigilanza su Mps ma fino ad allora la Banca d’Italia sarà  impegnata a fare chiarezza anche al fianco della magistratura.
Quello che dice ancora Visco e si ripete a Palazzo Koch, comunque è che Mps era da tempo sotto il faro dei controlli, una lunga lista di interventi, lettere e ispezioni, fatti dal momento dell’acquisto di Antonveneta in poi a cui si è aggiunta la forte pressione esercitata per arrivare circa un anno fa al ricambio dei vecchi vertici — il presidente Giuseppe Mussari e il direttore generale Antonio Vinci — ed all’attuazione di un profondo e radicale programma di riorganizzazione a partire dall’area della Finanza di Rocca Salimbeni dove in pochi mesi sono usciti 150 dirigenti su 500. Quanto all’acquisto di Antonveneta l’autorizzazione venne data rapidamente, si fa notare in via Nazionale, perché Mps aveva i requisiti richiesti dalla nuova legge sul risparmio (che eliminava la vecchia discrezionalità ) ed in particolare poteva assicurare la disponibilità  di risorse da parte degli azionisti. I problemi sorsero quando accanto ad un aumento di capitale venne proposta l’emissione di obbligazioni Fresh, autorizzate, come si venne a sapere poi, sulla base di «comunicazioni non veritiere» di fine 2008. Documenti questi che sono alla base dell’inchiesta della magistratura sul reato di ostacolo alla Vigilanza che è scoppiata con perquisizioni a tappeto nel maggio dello scorso anno.
I guai erano però solo all’inizio: già  a fine 2009 Mps registrava problemi di liquidità  e una prima indagine degli ispettori della Banca d’Italia, avviata tra maggio e agosto 2010, confermava come tali tensioni sulla liquidità  fossero connesse proprio con gli investimenti in prodotti finanziari strutturati. Tanto da richiedere lo stretto monitoraggio dell’intera attività  della banca senese in Btp oggetto dei contratti derivati. In quella ispezione però, a quanto è dato di sapere, non emersero elementi sufficienti per una completa ricostruzione di fatti illeciti. Le indagini quindi proseguirono con l’infittirsi dei segnali di crisi. Anche le successive ispezioni, a settembre 2011 e maggio 2012, non completarono il quadro che verrà  appunto chiarito, secondo quanto è emerso nei giorni scorsi, solo con il ritrovamento dell’accordo segreto tra Mps e la banca d’affari giapponese Nomura.
La Vigilanza tuttavia aumentò la pressione per il cambiamento dei vertici che avvenne in aprile e mandò tutta la documentazione in suo possesso alla magistratura. «Abbiamo chiesto una complete inversione di rotta» disse allora in Parlamento il capo della Vigilanza Federico Signorini. «Siamo stati noi ad aver fatto pressione per la sostituzione del vecchio management. Il ricambio al vertice non è avvenuto certo per caso» ha ricordato ieri Visco. I nuovi amministratori ricevettero un mandato preciso fare pulizia dei conti e riorganizzare l’intera banca partendo dall’area finanza, una processo che ha portato, come hanno detto ieri Profumo e Viola, a «svuotare tutti i cassetti» e appunto a rinnovare un terzo della dirigenza della banca.
Stefania Tamburello


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