by Sergio Segio | 26 Gennaio 2013 15:01
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Venerdì 25 gennaio almeno cinquanta persone sono morte e altre 90 sono state ferite durante una rivolta nel carcere di Uribana, nello stato di Lara, nel nord-est del Venezuela. Secondo Ruy Medina, il direttore dell’ospedale centrale, la maggior parte delle persone sono state uccise con armi da fuoco negli scontri con le forze di sicurezza del carcere.
Il governo del Venezuela ha aperto un’inchiesta sulla rivolta: qualche giorno fa, Iris Varela, ministro degli Affari penali, aveva detto alla televisione di Stato che il governo aveva deciso di iniziare una ricerca per trovare le armi nella prigione, che erano state usate anche in alcuni scontri precedenti, in cui un numero imprecisato di persone erano già state uccise.
Humberto Prado, direttore dell’Osservatorio venezuelano delle prigioni (OVP), ha detto che lo Stato non ha fatto quanto era necessario per risolvere la questione del carcere di Uribana. Anche la Corte interamericana dei diritti dell’uomo aveva denunciato le pessime condizioni in cui si trovavano i detenuti, già nel 2006. Secondo l’OVP, il carcere di Uribana è stato progettato per contenere 850 persone, mentre ora ce ne sono circa 2.500.
Inoltre, oltre alle rivolte contro le autorità carcerarie, negli ultimi anni ci sono stati anche diversi scontri tra gli stessi detenuti, con molti feriti e accoltellati per guerre di potere interne. La situazione dei detenuti nelle carceri è grave in tutto il paese: in Venezuela ci sono 50mila carcerati, mentre le strutture sono omologate per contenerne 14mila. Proprio per affrontare questo problema, nel 2011 è stato creato il ministero degli Affari penitenziari, ma nonostante questo nell’ultimo anno sono stati uccisi circa 500 prigionieri e altri 1.200 sono stati feriti.
Foto: AFP/Getty Images
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