Algeria, le nuove forme
«Quello che attraversa l’Algeria è un momento di grande instabilità , possiamo dire che molte cose stanno mutando anche se è più facile vedere la crisi che da questa situazione deriva piuttosto che il cambiamento che l’ha generata». Nadira Aklouche Laggoune vive da sempre in Algeria dove si occupa di arte, attualmente insegna presso la Scuola Superiore di Belle Arti algerina e, fra le molte cose, fa parte dell’Associazione internazionale dei critici d’arte. Scopo del suo lavoro, in generale, è dare visibilità agli artisti emergenti del continente africano e per questo oggi, insieme a Charlotte Bank e Delphine Leccas , cura «Mediterranea 16» la Biennale dei Giovani artisti che si svolge ogni due anni in una città del Mediterraneo (questa volta ad Ancona, dal 6 giugno al 7 luglio, ma il bando di partecipazione scade il 17 febbraio). Si tratta di un vero e proprio network internazionale che ha lo scopo di creare per i giovani artisti l’opportunità di far conoscere il loro lavoro anche all’estero «senza distinzioni politiche, sociali o religiose» recita la presentazione. Come le sue colleghe, Nadira si batte per la promozione delle discipline artistiche nel suo paese, nonostante la difficile fase che sta attraversando.
«La situazione in Algeria è più complessa di quello che sembra, è vero stiamo attraversando un periodo di instabilità , tutti sanno che la situazione, specie in Sahel, è preoccupante, ma da un punto di vista più interno si può dire che questa instabilità è causata sia da una serie di rivendicazioni politiche e sociali, sia da una crisi che fisiologicamente accompagna la crescita. I cambiamenti che oggi interessano alcuni paesi del Mediterraneo sono complessi: possono essere più o meno radicali come in Tunisia, Egitto, Libia e Siria, più o meno moderati come in Marocco ma anche riguardare le riforme sociali».
In ogni caso restano molte zone considerate «calde», se non addirittura esplosive
Si guarda alla crisi di queste zone ma non a un quadro più generale di crescita e cambiamento. Non so se il termine esplosive sia corretto anche perché l’economia internazionale di oggi, caratterizzata da rivalità tra le grandi potenze intorno alle zone di influenza, porta a interrogarsi sul come e il perché certe regioni siano diventate esplosive…..
Quale può essere il ruolo degli artisti, e più in generale degli intellettuali in queste regioni del Mediterraneo?
Io credo che l’arte abbia più che mai un ruolo chiave nella visione che abbiamo l’uno dell’altro, e ancora di più io credo che abbia il potere di cambiare le cose: Alfredo Jaar, un grande esponente della scena contemporanea, durante un suo intervento a un talk show disse che se un presidente nero è stato eletto negli Stati uniti è stato anche perché il cinema (come l’arte) si era speso per mostrare nei film un presidente americano nero… Così il pubblico era più aperto a questa possibilità . Io credo che questo sia un esempio davvero significativo del potere persuasivo dell’arte. Inoltre gli scambi culturali aiutano a conoscerci meglio l’un l’altro: è una ottima strada per accettare e tollerare le differenze.
Questo sembra lo scopo della Association Internationale pour la Biennale des Jeunes Créateurs d’Europe et de la Méditerranée (BJCEM) che organizza «Mediterranea 16». Quanto è difficile portare avanti questo genere di progetti oggi?
In un mondo attraversato dalla crisi (soprattutto quella economica) ma allo stesso tempo caratterizzato da una grande mobilità delle persone, e dunque culturale, questo tipo di lavoro è particolarmente importante. Necessita di risorse finanziarie e materiali e un network di partner forti e disponibili, ma ancor di più ha bisogno di persone che credono nei valori quali tolleranza, amicizia e fratellanza che è il sommo vettore dell’arte. Ovviamente nel contesto odierno è difficile ma non impossibile se ci credi veramente. Questo è il caso della BJCEM.
In che modo viene data visibilità ai giovani artisti?
Il progetto riguarda artisti sotto i 35 anni, a questi viene data l’opportunità di mostrare la loro visione del mondo. Dato che il progetto è diretto solo a loro, non sono costretti a mettersi in competizione con star o artisti già affermati che finiscono con il sovrastarli; inoltre, grazie alla sua apertura a tutti i paesi del mediterraneo, la biennale diventa occasione di scambio e confronto artistico che può solo condurre a una futura condivisione tra artisti.
Pensa che la creatività di questi giovani sia una risorsa per un mondo dell’arte ( e per il mercato culturale) che sta attraversando anch’esso un momento di crisi?
Sì lo è, ed è sempre più ricercata: negli ultimi anni curatori e agenti a New York, Barcellona, Parigi e Londra chiamano per i loro eventi artisti dal Maghreb, Middle Est ecc. È solo l’effetto della crisi? O perché sono molto giovani, dunque più a buon mercato e le loro opere sono vendibili a basso prezzo? O perché la scena artistica occidentale va a rilento e ha bisogna di nuova linfa? O ancora perché a comparire sono sempre le stesse star che ormai non «sorprendono» più il mondo dell’arte contemporanea? I giovani artisti garantiscono la permanenza di una visione costantemente rinnovata. Insomma l’arte è il miglior mezzo di comunicazione; e tornando al nostro discorso sulle zone «calde»: senza comunicazione o impegno non possiamo cambiare niente ne fare alcunché contro la regressione della società .
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